A Cagliari il caffè viene servito con le “fusa”

A Cagliari il caffè viene servito con le "fusa"

Il primo Cat cafè della Sardegna ha aperto a Cagliari un anno fa: cinque randagi hanno trovato una casa, una ragazza ha creato un’impresa e i clienti posso usufruire della pet therapy nel cuore della città. Certo la Asl ha dovuto studiare un protocollo apposito per dare le autorizzazioni al primo bar con gatti dell’isola, ma dopo aver trovato il locale giusto, Cristina Ritano – cagliaritana di 26 anni – ha realizzato il sogno nato sui banchi di scuola. E ha trascinando anche una ex compagna di classe che oggi è dipendente del suo Cat cafè da Chry.

Tipico della cultura giapponese

“E’ stato il professore di Economia Aziendale a mostrarci questo tipo di realtà, tipico della cultura giapponese. E pensare che la sua era la materia che odiavo di più”, racconta divertita Ritano all’AGI, parlando di quella lezione appresa all’istituto alberghiero che le ha cambiato la vita. “Ho sempre amato i gatti. E quel format mi era piaciuto così tanto che ci avevo fatto anche un compito in classe: quello sul business plan”, spiega la giovane imprenditrice.

Un esercizio che nel tempo si è rivelato prezioso: dopo il diploma e qualche esperienza di lavoro saltuario, Ritano si è trovata davanti all’occasione di partecipare al Progetto garanzia giovani così ha deciso di provare a trasformare il sogno in realtà. Per convincere la commissione a darle il finanziamento previsto, doveva presentare proprio il business plan del Cat Cafè che voleva aprire. Detto, fatto. “Aspetto che il prof di Economia venga a trovarci, gli altri sono già passati a farci tanti complimenti. Abbiamo avuto sempre un buon rapporto con tutti, anche se alcune materie mi erano meno congeniali”, ride Ritano che oltre a crearsi un lavoro ha dato rifugio a cinque mici randagi.

Un rifugio per 5 gatti randagi 

“Il locale è la loro casa”, spiega la proprietaria del bar dove Oliver, Tigro, Carlotta, Iris e Hope si fanno coccolare dai clienti a cui restituiscono calore a affetto. “Ormai riconoscono e vanno incontro a chi ci fa spesso visita, mentre sono più diffidenti con i nuovi arrivi. Ma questo è normale”. Una porta a vetri separa i gatti dalla zona preparazioni – come richiesto dall’Asl – e in un’ulteriore stanza separata hanno le lettiere, mentre in sala, tra gli avventori, hanno i lettini, le cucce, le ciotole per cibo e acqua e i giochi. La caffetteria non serve superalcolici, ma solo qualche drink ribattezzato in ‘stile felino’: il miaoito o il gattolibre.

“A noi piace che i clienti si sentano come a casa”, precisa Ritano che elenca con orgoglio la presenza di abituali, degli studenti che si fermano a fare una pausa con libri e computer o dei curiosi che poi tornano anche solo per usufruire dell’angolo di book-crossing. Anche le volontarie dei rifugi da cui sono arrivati i cinque veri ‘padroni di casa’, “continuano a farci visita e ogni volta sono piu’ contente di vedere i mici rilassati e pasciuti. Questo per noi è motivo di orgoglio”.

Il cat cafè di Chry ha raccolto moltissime simpatie ancor prima di aprire: nei mesi antecedenti all’inaugurazione la pagina Facebook del locale ha fatto incetta di ammiratori e il giorno dell’apertura una folla numerosa di aspiranti clienti si è presentata all’uscio. Non tutti sono riusciti ad entrare, ma in pochi si sono scoraggiati cosi’ una lunga coda di persone ha intasato la strada del quartiere Villanova, in cui si trova il locale. Pazienti e curiosi hanno aspettato fuori, anche per molto, pur di consumare qualcosa in compagnia dei mici.

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