COSI’ FAN TUTTE E ANCHE UNICREDIT

Lunicredito scandalo dell’ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo, tra l’altro dimissionario dopo molte insistenze e dietro pagamento di una lauta (e per molti immeritata) liquidazione che ha fatto discutere quasi e forse anche più dello scandalo stesso, mentre fa saltare agli onori della cronaca, oltre che Unicredit stessa, anche il delicato momento e lo stato dell’universo bancario italiano.

Un mondo che, a parte ciò che le cronache giudiziarie portano alla luce sempre più frequentemente, comprende anche un sotterraneo che è lontano dalla comprensione del pubblico sia come logica sia, addirittura, come geografia. Infatti oltre alle complesse operazioni finanziarie che arrivano all’analisi degli inquirenti i quali, loro malgrado devono diventare anche esperti di alta finanza per riuscire a seguire il filo logico delle frodi (ammesso che filo logico ne abbiano), che si espandono, grazi all’uso della tecnologia e della globalizzazione, fino ai quattro angoli della terra in paradisi fiscali semi sconosciuti operando con regole che si rifanno alle piazze di scambio internazionali. Al di là di ciò che è capitato ad Unicredit, non bisogna dimenticare anche i casi più eclatanti di Mps, per restare in casa nostra, ma ancora più gravi quelli di JP Morgan e Goldman Sachs, per citare i più famosi.

 

Il tutto senza parlare dei famosi prodotti tossici, i derivati e i titoli inesigibili che, quando non vengono trattenuti dalla banca a favore dei manager, passano per le mani degli ignari correntisti, spacciati per ottimi affari. Non molto tempo fa infatti, un dirigente della famosa banca d’investimento Goldman Sachs aveva dato le dimissioni perchè scandalizzato dal modo in cui la banca non solo trattava i suoi clienti in privato (le mails parlavano di muppet, riferendosi a loro), ma anche di come, in pubblico, portava gli stessi ad investire i propri risparmi in maniera palesemente errata preferendo consigliare titoli tossici e in perdita pur di sgravare l’istituto dal peso dell’investimento rischioso che, altrimenti, sarebbe rimasto in pancia della banca.

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