Dopo il confronto tra i tecnici, restano due ipotesi sulla morte di Pamela Mastropietro 

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 Pamela Mastropietro

Com’era nelle previsioni, la sesta udienza del processo, davanti alla corte d’assise di Macerata, per la morte di Pamela Mastropietro ha visto scontrarsi due tesi assolutamente contrapposte tra loro, sostenute a turno dai diversi consulenti della difesa, che oggi parlavano per primi, e quelli della procura.

Da una parte la tossicologa Paola Melai e il medico-legale Mauro Bacci. Dall’altra il tossicologo Rino Froldi e il medico-legale Mariano Cingolani, che ha svolto la seconda autopsia sulla vittima, sostenuti dai consulenti della famiglia Mastropietro, l’anatomopatologo Carmelo Furnari e Luisa Regimenti, medico-legale, ampiamente convinta non solo che a uccidere Pamela siano stati due colpi d’arma bianca al fianco destro”, ma soprattutto che Oseghale per smembrare il corpo di Pamela “ha avuto un aiuto” per effettuare “un’operazione di grande precisione”.

Da una parte la difesa, certa che a uccidere Pamela sia stata un’overdose e che le ferite al fegato meritino un ulteriore approfondimento, dall’altra la procura, con un solido castello probatorio e la convinzione che a violentare, uccidere, fare a pezzi e poi abbandonare i resti di Pamela sia stato solo Oseghale.

Un faccia a faccia a banchi contrapposti molto intenso, a tratti teso, con riferimenti alla letteratura scientifica, ai manuali e alle esperienze di ognuno, mentre scorrevano le foto dei reperti autoptici sui resti di Pamela.

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