I furbetti della maratona cinese inchiodati dai video

furbetti maratona Cina

 Foto: Afp

 Maratona di Shenzhen

Alzi la mano chi non ha mai preso una scorciatoia. Ci sta. Come sfruttare un passaggio in auto ed evitarsi chilometri a piedi. Ma farlo quando si gareggia in una corsa? L’idea è venuta ad almeno 258 concorrenti della mezza maratona di Shenzhen, in Cina. Individuati da qualche curioso – maledetti cellulari -, dalle mille e più telecamere del Grande Fratello che vigilia sulle nostre strade e da qualche fotografo della gara stessa, sono stati squalificati e pagheranno con la sospensione anche di due anni, come i 18 che hanno usato pettorali fasulli.

Inchiodati dai video

I video hanno chiaramente dimostrato che furbetti, fra i 16mila in gara, non hanno coperto tutti i 21 chilometri del percorso, tagliando attraverso i cespugli, invece di seguire la strada, evitando grandi inversioni a U, scegliendo diagonali secche, salendo su qualche veicolo ed eludendo anche il riconoscimento facciale istituito l’anno scorso alla maratona di Pechino.

L’agenzia Xinhua ha stigmatizzato il comportamento dei cattivi nipotini del barone de Coubertin: “Ci rammarichiamo profondamente delle violazioni che si sono verificate in gara: la maratona non è semplicemente esercizio, è una metafora della vita e ogni corridore è responsabile per se stesso”. Il quotidiano People Daily è insorto: “Cari corridori, è assolutamente indispensabile che rispettiate la maratona e lo spirito dello sport”.

Non è l’unico caso

Nel tempo, queste violazioni sono aumentate sempre di più, parallelamente all’aumento delle maratone che, quest’anno, Cina sono salite addirittura a 1,072. Ma, anche se si tratta di una minoranza, non è certamente un fenomeno solo cinese. Quest’anno alla Maratona di Londra, il famoso quotidiano Times, analizzando decine di migliaia di rilevamenti parziali e finali, ha dimostrato che troppi atleti vantavano tempi assolutamente impossibili.

furbetti maratona Cina

 Foto: MichaelZhang / Imaginechina

Maratona di Shenzhen 

Fra questi anche un italiano che, col suo tempo-record di 3 ore 19 minuti, avrebbe battuto anche il campione olimpico Mo Farah. Salvo per un dettaglio di minimo conto: ha tagliato il percorso di ben 16 chilometri. 

L’investigatore delle maratone

Tale Cindy, in America, aveva spiegato per filo e per segno tutte le strategia della vigilia della maratona di New York, vantandosi poi di aver coperto i 42.1 chilometri in 3 ore 17 minuti 29 secondi, disintegrando il suo precedente limite. Ma Derek Murphy, un ex maratoneta di Cincinnati che vive di numeri e di statistiche, è riuscito a smascherare la finta impresa dell’atleta. Mentre spulciava le migliaia di foto dei concorrenti, ha notato un omone con un bavaglino con la scritta Cindy appuntato alla maglietta. Ha deciso quindi di sporgere denuncia agli organizzatori ed ha ottenuto la squalifica della atleta “a distanza”. 

Ma le intenzioni di Derek Murphy, sono tutt’altro che negative. Sono un atto d’amore verso lo spirito dello sport. Infatti, quando un altro concorrente, Ryan Lee (che aveva chiuso in 4 ore 13’) era stato squalificato con l’accusa di aver tagliato il percorso, aveva chiesto aiuto proprio all’investigatore delle maratone. Da attivista in iniziative di beneficenza, la sua immagine ne sarebbe uscita danneggiata in modo drammatico. E solo grazie ai riscontri visivi e tempistici dello specialista è riuscito infine a dimostrare la proprio innocenza.

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Post simili: