L’abolizione del numero chiuso a Medicina non è una legge ma un auspicio, spiega il governo

L'abolizione del numero chiuso a Medicina non è una legge ma un auspicio, spiega il governo

 (Afp)

  Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini 

Il testo, inserito nel comunicato finale del Cdm sulla manovra uscito in nottata, non lascia spazio a dubbi: “Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. Una misura tranchant, che coglie di sorpresa tutti: il ministero della Salute dice di non saperne niente, e nei corridoi di Lungotevere Ripa serpeggia irritazione per una misura che va sì nella direzione piu’ volte auspicata dal ministro Giulia Grillo, cioè un progressivo allargamento delle maglie che consentono l’accesso a Medicina, ma che, appunto, sembra ben poco progressiva. Anche dal ministero dell’Istruzione, che è l’altro dicastero competente sul tema, dicono di non essere gli autori della frase “incriminata”: è lo stesso ministro Marco Bussetti a confessare che:

“a me non risulta questa cosa. Farò le dovute verifiche ma non mi risulta nulla di simile”.

Si tratterebbe di una misura dirompente: quest’anno, ad esempio, sono stati 60mila gli aspiranti medici che hanno tentato di entrare all’Università, ma i posti disponibili sono solo 9.779, meno di uno su sei dunque rispetto ai candidati. Mentre il giallo si infittisce, arrivano i primi commenti: per gli studenti dell’Udu la misura sarebbe condivisibile, ma “evitare che sia solo uno slogan”. Fermamente contrari invece i chirurghi dell’Acoi, secondo i quali l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina, “senza un congruo aumento delle borse di specializzazione rischia di essere un boomerang” (Corriere della Sera).

Anche perché “i giovani laureati in medicina che non entreranno nelle scuole di specializzazione si troveranno in una sorta di imbuto: non potranno accedere ai concorsi pubblici e dovranno per forza di cose cercare lavoro all’estero. Se non si aumentano le borse di specializzazione assisteremo ad una nuova fuga di cervelli all’estero”. Si esprime in questi termini anche la federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), che sottolinea come una misura del genere senza correttivi in sede di specializzazione e di accesso al lavoro rischia di sfornare migliaia di giovani laureati destinati al limbo della disoccupazione (Il Fatto Quotidiano).

La frenata del ministero sul numero chiuso a Medicina

In tarda mattinata arriva la frenata: ministero della Salute e Miur scrivono una breve nota congiunta in cui si chiarisce che l’abolizione del numero chiuso non è al momento una norma di legge, ma “un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare”.

Si tratta, scrivono i due ministri, “chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”. Dello stesso tenore la precisazione che arriva subito dopo direttamente da Palazzo Chigi: “Si tratta di un obiettivo politico di medio periodo – informa una nota di Palazzo Chigi – per il quale si avvierà un confronto tecnico con i Ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori delle università italiane (CRUI), che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso” (Repubblica).

È la linea espressa fin dalle prime settimane di mandato da Giulia Grillo, che infatti la sintetizza così: “Il numero chiuso nelle facoltà di Medicina sarebbe una rivoluzione, quindi bisogna approcciare il tema con grande responsabilità”. Il che significa che i tempi “non saranno brevissimi, nel senso che bisogna fare naturalmente il tavolo con il Miur e confrontarci con le università. Metteremo il massimo impegno per arrivare brevemente ad un testo condiviso”.

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