L’odissea giudiziaria della giunta Formigoni, 9 anni dopo

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Agf

Roberto Formigoni

Articolo rettificato il 19 marzo 2019*

L’ingresso in carcere di Roberto Formigoni per scontare la pena definitiva cui è stato condannato nell’ambito della vicenda Maugeri segna l’apice di una ‘maledizione giudiziaria’ che si è abbattuta sull’ultima giunta lombarda guidata dal ‘Celeste’ a partire dal 2010. Oltre al Presidente, sono ben tredici gli assessori e due i sottosegretari rimasti coinvolti – in diverse vicende e con alterne fortune – in procedimenti penali. 

In prigione, questa volta in fase di indagini, c’era finito con l’accusa di ‘voto di scambio’ nell’ottobre del 2012 anche l’ex assessore alla Casa Domenico Zambetti, in attesa della Cassazione dopo che in appello gli è stata dimezzata la condanna da 13 anni e sei mesi a 7 anni e sei mesi nel processo su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.

Aspetta ancora il secondo grado di giudizio Andrea Gibelli, che di quella giunta era assessore all’Industria e all’artigianato. Il 18 giugno scorso, il Tribunale di Milano lo ha condannato a sei mesi per ‘turbata libertà nella scelta del contraente’ nel processo in cui  Roberto Maroni, successore di Formigoni, è accusato di pressioni illecite per far ottenere un contratto e la partecipazione a un viaggio in Giappone a due sue collaboratrici.

Per la ‘rimborsopoli’ lombarda – soldi pubblici che sarebbero stati spesi in modo illecito tra ristoranti e altri ambiti non proprio istituzionali – sono stati condannati l’assessore al Commercio Stefano Maullu (un anno e sei mesi), l’assessore alla Famiglia Giulio Boscagli (due anni e sette mesi), l’assessore al Paesaggio Alessandro Colucci (due anni e due mesi) e l’assessore al Territorio Monica Rizzi (due anni e due mesi).

Alcuni di loro erano stati coinvolti anche in altre inchieste. Boscagli era stato assolto nel processo su presunte irregolarità negli appalti per il progetto ‘Telemedicina’ negli ospedali lombardi, stesso epilogo per Rizzi in due distinti procedimenti: uno in cui era accusata dalla Procura di Brescia di avere confezionato dei finti dossier contro avversari politici e l’altro che l’ha vista prosciolta dal reato di falso per una presunta finta laurea in psicologia. 

Sono usciti invece innocenti, dopo essere stati indagati, altri tre assessori coinvolti nel procedimento sulle cosiddette ‘spese pazze’: Romano Colozzi (Bilancio e Finanze), Gianni Rossoni (Istruzione e Lavoro) e Carlo Maccari (Semplificazione e Digitalizzazione). Finite  bene anche le disavventure nelle aule di giustizia di Romano La Russa (Protezione Civile e Polizia Locale), prosciolto dall’accusa di finanziamento illecito nell’ambito di un’inchiesta sull’edilizia popolare nel 2013, e di Marcello Raimondi (Ambiente e Tecnologia), prosciolto dall’accusa di corruzione nell’indagine su una discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona). 

Due altri uomini della giunta di centrodestra sono stati indagati in un’altra indagine su tangenti nella sanità lombarda, simile a quella sulla Fondazione Maugeri: uno, Luciano Bresciani (Sanità), ne è uscito prosciolto, come pure il sottosegretario Paolo Allì, nei confronti del quale il gup decise il non luogo a procedere per non aver commesso il fatto *(in una prima versione dell’articolo avevamo erroneamente scritto che fosse sotto processo a Cremona insieme a Formigoni. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i lettori, ndr). L’assessore all’Urbanistica di quella ‘squadra’, Daniele Belotti, oggi deputato della Lega, è indagato per ‘disastro colposo’ dalla Procura di Milano in relazione alle esondazioni del fiume Seveso ma ha un precedente che lo conforta, l’assoluzione in Cassazione dall’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere per avere supportato, come ideologo, le violenze degli ultrà dell’Atalanta in occasione di una partita col Catania.

Aspetta che la giustizia faccia il suo corso anche l’allora sottosegretario Francesco Magnano, noto come il ‘geometra’ di Silvio Berlusconi e condannato in primo grado a un anno e sei mesi e in appello a un anno per falso in atto pubblico con l’accusa di avere ‘truccato’ la sua identità quando, a gennaio 2012, fece visita in carcere all’allora vicepresidente del Consiglio lombardo Franco Nicoli Cristiani. Secondo l’accusa, l’ex assessore Buscemi aveva dichiarato per consentirgli di entrare che il geometra fosse un suo collaboratore. Nei giorni scorsi, la Cassazione ha annullato con rinvio le condanne e si è in attesa di un nuovo appello.   

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