Perché il Team Sky ha annunciato l’addio al ciclismo

Perché il Team Sky ha annunciato l'addio al ciclismo

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 Team Sky

Sembrava la casa “Leader”, l’avversaria misteriosa e ideale del mitico Michel Vaillant dei fumetti. Era assolutamente perfetta in tutti i particolari, dotata del meglio di tutto, a cominciare dagli atleti, con investimenti massimi (solo quest’anno ha investito 40 milioni di euro) e massime ambizioni, come trasformare la Gran Bretagna in un paese di ciclisti, ma anche con qualche macchia nera, come le esenzioni terapeutiche e i medicinali recapitati all’asso Wiggins. Però, dopo dieci anni di successi che culmineranno a fine stagione nei Mondiali del Yorkshire, il Team Sky lascia il ciclismo e nel 2020 scomparirà. James Murdoch deve rinfoderare la sua passione: la società di papà Rupert è stata acquisita dalla Comcast, il massimo operatore della tv via cavo Usa.

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 Rupert e James Murdoch (al centro e a destra)

L’addio del colosso Sky non è però avvertito come terrore dal movimento ciclistico. Intanto, alcuni contratti con atleti di punta sono a lunga gittata e, anche da quanto afferma la chiacchierata punta, Chris Froome, c’è la speranza che il gruppo resti insieme attraverso una solida sponsorizzazione. “Il team è aperto a ogni opportunità, cerchiamo un nuovo sponsor, se si presenterà l’occasione giusta, comunque ci attende un altro anno di sfide per fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per portare altri successi”, dichiara il team manager Sir Dave Brailsford. Mentre il movimento ciclistico spera esattamente l’opposto, che, quindi, la squadra si smembri, che Geraint Thomas guidi un altro team di spicco, che si creino due-tre gruppi di 10-15 milioni di euro di budget, perché Sky era diventata davvero troppo importante e schiacciava la concorrenza fino al punto di aggiudicarsi 222 gare, di cui 9 Grand Tour e 52 altre prove.

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Anche se gli interessati negano, l’ombra doping ha sicuramente pesato nell’addio al ciclismo. Troppo violente le critiche, troppo acuti i sospetti, troppo misteriose le pratiche mediche che addirittura un  relazione del Parlamento inglese, dopo lo studio del Dipartimento per Digitale, Cultura, Media e Sport (DCMS), ha considerato come abuso del sistema di esenzioni sanitarie.

Peraltro, Richard Freeman, già medico ufficiale del Team Sky e della Federciclismo britannica ha abbandonato l’incarico. Il baronetto Bradley Wiggins è stato travolto dalle rivelazioni degli hackers russi con tanto di referti medici sulle tre esenzioni per triamcinolone, anche prima dello storico trionfo al Tour 2012, esenzioni che a marzo di quest’anno sono state dimostrate prive di qualsiasi validazione medica. Così come l’inchiesta giornalistica ha appurato sostenuto che le sostanze vietate siano state ordinate e recapitate all’atleta proprio da Team Sky.

Wiggins si è sempre difeso sostenendo che i medicinali non servivano per perdere peso senza perdere forza, ma per curare l’asma. La medesima difesa del successivo numero 1 di Team Sky, Froome, campione di 4 Tour de France, anche lui fortemente chiacchierato per doping, anche lui – dice – costretto ad ingerire queste sostanze per curare l’asma. Prima che la nuova stella della squadra, Thomas, si aggiudicasse, a sua volta, quest’anno, la corsa a tappe più famosa.

Si sa, la gente adora veder vincere ma odia chi stravince.

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