Quagliarella e il Napoli, una storia da film

Quagliarella e il Napoli, una storia da film

 Agf

Fabio Quagliarella

Quella di Fabio Quagliarella è una storia bella come un film. Una di quelle pellicole, a pensarci bene, che potrebbe produrre proprio il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. La carriera dell’attaccante della Sampdoria, nato a Castellammare di Stabia, ha pochi eguali sui campi della nostra Serie A. Tra apici e addii, cadute e risalite, gol e successi, rovesciate e lacrime. Ben 422 partite in Serie A e 143 gol con le maglie di Ascoli, Udinese, Napoli, Juventus, Torino e Sampdoria. E la sua è una sceneggiatura ancora aperta, lontana da quella parola che in gergo sportivo si chiama “ritiro”, e in una narrazione soltanto “fine”. Insomma, non può essere che così se, a 36 anni suonati, arriva l’ennesima convocazione per vestire la maglia della Nazionale (26 partite e 6 gol fino ad ora).

Al San Paolo cade il record di Batistuta?

Se oggi chiedeste un pronostico di Napoli-Sampdoria ai tifosi partenopei, otterreste la medesima risposta: vittoria per la squadra di Ancelotti ma gol blucerchiato di Quagliarella. Sì, perché in palio oggi non ci sono solo i tre punti ma anche un record che l’attaccante doriano sta inseguendo in questa magica stagione: segnare per dodici giornate consecutive. Il rigore contro l’Udinese, ultima vittima, gli ha permesso di raggiungere a quota undici Gabriel Omar Batistuta che nel 1995, con la Fiorentina, si fermò a quel numero.

A Napoli, nella sua Napoli, il capocannoniere della Serie A, ha la possibilità di guardare tutti dall’alto in basso. Basterebbe, del resto, un gol meno bello di quello dell’andata che costrinse l’attaccante a chiedere scusa mentre tutti, a Marassi e no, si alzavano in piedi per applaudirlo. Ora ci sono novanta minuti per un sogno. A pensarci bene, un titolo da film.

La brutta storia dell’addio a Napoli

Nel 2017, con l’aiuto della trasmissione Le Iene, Fabio Quagliarella raccontò l’episodio di stalking che aveva dovuto subire, per cinque anni, da parte di un agente della polizia postale, Raffaele Piccolo, che condizionò fortemente la sua parentesi da calciatore a Napoli. In quell’intervista, l’attaccante confidò di aver ricevuto, insieme alla famiglia, una serie di lettere minatorie e ricattatorie e di come si fosse rivolto all’amico Piccolo per provare a risolvere quel problema che non gli permetteva di scendere in campo sereno: “Stiamo parlando di centinaia e centinaia di lettere. Non stiamo parlando di una o due lettere o due messaggi anonimi. A mio papà, quando io ero in giro gli arrivava un messaggio dove gli dicevano: tuo figlio ora è in giro per Castellammare e gli spezziamo le gambe, ora lo ammazziamo”. 

Ma l’autore di quelle lettere era proprio Piccolo che continuò per anni a perseguitare il calciatore senza destare sospetti. Nel 2010, come scrive il Post, inviò alla sede del Napoli delle missive che accusavano Quagliarella di aver partecipato a dei festini con la camorra, consumando droghe. Per il calciatore, quello fu uno dei motivi che spinsero il club partenopeo a cederlo agli acerrimi rivali: la Juventus. Un trasferimento che i tifosi del club azzurro, ignari di quello che stava succedendo, non accettarono accusando l’attaccante di tradire i colori della maglia che sosteneva di tifare fin da bambino.

In quel momento la carriera di Quagliarella cambiò: “Ma senza stalker non sarei andato via”. Fu suo padre ad avere i primi dubbi su Piccolo e a scoprire che le denunce per stalking non erano mai state depositate. Poco tempo dopo, il castello eretto dal finto amico cedette. Due anni fa, dopo che la vicenda emerse in tutta la sua tragicità a seguito della condanna in primo grado, furono molti i tifosi che provarono a chiedere alla società di “ricomprare” Quagliarella, riportandolo a casa.

E viste le prestazioni degli ultimi due anni sono molti a credere non sarebbe stata una cattivissima idea. Quella sì, forse, che sarebbe stata la scena finale perfetta di un film che forse non verrà mai girato ma il cui soggetto, giornata dopo giornata, campionato dopo campionato, rimane comunque un capolavoro. 

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