Storia dei Di Consiglio, sterminati nella Shoah, oltraggiati nella memoria

Shoah: nelle pietre di inciampo rubate storia famiglia Di Consiglio

Mimmo Frassineti / AGF 

 Alcune pietre di inciampo a Roma

Le pietre di inciampo divelte e rubate nella notte tra il 9 e il 10 dicembre a Roma, in via Madonna dei Monti, erano state poste nel 2012 in ricordo della famiglia Di Consiglio: 20 persone portate via dalla follia nazista e uccise fra Auschwitz e le Fosse Ardeatine.

Mosè Di Consiglio e Orabona Moscato ebbero dieci figli, fra i quali, come riporta l’Associazione Arte in Memoria che conduce il progetto “Memorie d’Inciampo”, c’è Ester, la mamma di Giulia Spizzichino che fino alla sua morte, avvenuta nel 2016, ha sostenuto la testimonianza della sua sfortunata famiglia.

Proprio Giulia è stata fra i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine più attivi al processo contro Priebke. Vivevano tutti in via Madonna dei Monti perché il figlio maggiore della coppia, Salomone detto Pacifico, dopo il bombardamento di San Lorenzo che distrusse la sua casa, si trasferi’ con la moglie, Gemma Di Tivoli, e i loro nove figli, proprio nella casa dei genitori che avevano anche un negozio nella stessa via.

E dopo il 16 ottobre, anche la famiglia di Giulia Spizzichino che si nascondeva in via Guido Reni, “a causa di uno strano episodio con un ufficiale nazista – spiega l’Associazione Arte in Memoria – si sposta dalla zia Gemma al Rione Monti, di fronte ai nonni”. Nella notte fra il 15 e il 16 ottobre, “le due nuore di Mosé, Celeste ed Enrica con i loro bambini si erano fermate a dormire a casa delle rispettive madri in piazza Giudia e vengono prese durante la razzia. Due giorni dopo, con gli altri oltre mille ebrei romani, sono mandati a Auschwitz. Celeste e i bambini verranno uccisi all’arrivo, Enrica sopravviverà alla selezione, ma morirà poi in luogo e data ignoti”.

I mariti Cesare e Graziano si salvarono dalla razzia del ghetto, ma il destino li farà morire uno, Cesare, alle Fosse Ardeatine mentre Graziano, preso per strada, si ritroverà a Fossoli con il resto della famiglia catturata per una delazione il 21 marzo del 1944. Gli altri sei uomini, Mosé, Franco, Marco, Santoro e Salomone Di Consiglio con Angelo Di Castro, marito dell’altra figlia, Clara, finiranno alle Fosse Ardeatine. L’altro zio di Giulia, Leonello, marito della zia Gemma, verrà arrestato a maggio.

Il 21 marzo la famiglia Spizzichino si salva per miracolo, grazie alla prontezza del padre di Giulia, Cesare: abitano lì di fronte e assistono all’arresto degli altri. Valeria, la sorellina di Giulia, che all’epoca aveva otto anni e che al momento dell’arresto si trovava dai nonni, si salva grazie al falso nome. Il delatore che causò la distruzione di questa famiglia fu individuato e processato dopo la guerra. 

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