Tra 100 anni potrebbero non esserci più insetti 

Tra 100 anni potrebbero sparire gli insetti 

Uno studio dell’Università di Sydney ha analizzato 73 rapporti storici sul calo degli insetti nel mondo e ha rilevato che la massa totale di tutti gli insetti sul Pianeta diminuisce del 2,5% all’anno. Più del 40% delle specie di insetti conosciute è in costante declino e almeno un terzo è in pericolo: vuol dire che api e formiche si stanno estinguendo 8 volte più velocemente di mammiferi, uccelli e rettili, che “fra 10 anni ce ne saranno un quarto rispetto a oggi, fra 50 anni la metà e che fra 100 anni spariranno” ha spiegato al Guardian Francisco Sánchez-Bayo, uno degli autori dello studio e ricercatore presso l’Università australiana. 

La sesta estinzione di massa

Se la tendenza non si inverte entro il 2119 sulla Terra potrebbe non essere più abitata da alcuna specie di insetti, insomma. Una scomparsa che a sua volta potrebbe innescare un “catastrofico collasso degli ecosistemi della Terra” secondo lo scienziato. Gli insetti sono infatti tra le principali fonti di cibo per migliaia di specie animali, che potrebbero quindi non avere più di che nutrirsi, con conseguenze per l’intera catena alimentare. La scomparsa degli insetti sembra portare nuove conferme alla teoria della sesta estinzione di massa, di cui parlano da tempo numerosi ricercatori.

Le specie più colpite

Gli scienziati hanno concentrato le loro analisi sugli insetti nei paesi europei e nordamericani e hanno stimato in particolare che il 41% delle specie di insetti sono in declino, mentre il 31% è minacciato. Lepidotteri, imenotteri e scarabei stercorari le specie più colpite. Nel Regno Unito, in Danimarca e in Nord America bombi, api e api selvatiche sono in declino. Negli Stati Uniti, il numero di colonie di api da miele è sceso da 6 milioni nel 1947 agli attuali 2,5 milioni. A rischio anche falene e farfalle in Europa e negli Stati Uniti. Solo tra il 2000 e il 2009, il Regno Unito ha perso il 58% delle specie di farfalle sui terreni coltivati.

Urbanizzazione selvaggia e agricoltura intensiva 

Secondo gli studiosi, tra i principali fattori di declino delle specie ci sarebbero: perdita di habitat, agricoltura intensiva, urbanizzazione, inquinamento da pesticidi e fertilizzanti sintetici, fattori biologici e cambiamento climatici. “Quest’ultimo fattore – si legge nel report – è particolarmente rilevante nelle regioni tropicali”.

Invertire la rotta

“Un ripensamento delle attuali pratiche agricole, in particolare una seria riduzione dell’uso di pesticidi e la sua sostituzione con pratiche più sostenibili ed ecologiche, è necessario per rallentare o invertire le tendenze attuali, per consentire il recupero di popolazioni di insetti in declino e salvaguardare i servizi vitali che forniscono all’ecosistema”.

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