Cambia la mappa del Covid, quattro regioni tornano in arancione

AGI – Sale l’indice Rt e le regioni cambiano colore, anche se sono le ‘varianti’ che spaventano maggiormente gli esperti. Da Nord a Sud la mappa cambia. Da domenica Toscana, Abruzzo, Liguria, e la provincia di Trento diventano arancioni, la Sicilia torna gialla, ma ci saranno in alcune regioni delle zone rosse locali.

Alto Adige

In Alto Adige la via autonoma della gestione della pandemia di Covid-19 non ha ottenuto i risultati sperati. Già in lockdown duro da lunedì 8, da domani il territorio più a nord d’Italia adotterà misure ancor più severe. Il contagio da coronavirus non solo non accenna a diminuire ma addirittura aumenta. La situazione è molto seria e gli ospedali sono fortemente sotto pressione. I casi aumentano e, in proporzione, la contagiosità è più alta nelle vallate di montagna quest’anno drammaticamente spoglie dei turisti. Nei paesi e nelle valli, luoghi anche ad alta concentrazione ‘no vax’, le norme di contenimento, distanziamento interpersonale per evitare assembramenti, non vengono sempre rispettate come, invece, accade nelle città di fondovalle.

Trentino

In Trentino le restrizioni per la zona arancione scatteranno a partire da lunedì 15. Ad annunciarlo è il governatore Maurizio Fugatti che, nel definire ‘beffa’ la nuova classificazione anche perché non potrà iniziare la stagione sciistica, ha precisato, “abbiamo deciso che in Trentino la zona arancione varrà da lunedì per rispetto di chi lavora, ad esempio i ristoratori, e si è organizzato per domenica, giorno di San Valentino”. Il presidente trentino ha annunciato che non farà ordinanze contrarie alla classificazione nazionale perché “dobbiamo essere responsabili e non perdere la calma”.

Liguria

La Liguria, con un Rt poco al di sopra dell’1, torna in zona arancione dalla mezzanotte di oggi per altre 2 settimane. Ad incidere sui dati, la situazione contagi nell’imperiese, che si era aggravata nei giorni scorsi. La decisione, comunicata ieri al presidente della Regione Giovanni Toti, è stata una doccia gelata per una categoria, quella in particolare dei ristoratori, che avevano cominciato a respirare un pochino in questi 14 giorni di zona gialla, grazie alle aperture a pranzo, e che adesso saranno costretti nuovamente a chiudere. A peggiorare la situazione, il fatto che la nuova chiusura impedirà gli incassi tradizionalmente legati alla giornata di San Valentino e, soprattutto, causerà a molti la perdita di quanto acquistato o preparato per far trascorrere in sicurezza un pranzo agli innamorati. Ora ristoratori, caffetterie e bar della Liguria stanno cercando in tutta fretta di convertire, dove possibile, in asporto le numerose prenotazioni raccolte per la giornata di domani, ma la rabbia e la frustrazione crescono. La dimostrazione è il ritorno in piazza del gruppo spontaneo #ristoratoriunitiliguria: per la quarta settimana di fila, lunedì 15 febbraio dalle 15 saranno davanti alla Prefettura di Genova per consegnare le chiavi dei locali al Governo. La manifestazione dovrebbe poi spostarsi davanti alla sede della Regione dove simbolicamente verranno lasciate anche le licenze.

Toscana

La Toscana, che dopo 5 settimane cambierà la casacca gialla per tornare in arancione sarà tinta anche da alcune macchie rosse legate alle varianti del virus e, per questo, vedrà scattare nuove restrizioni sul territorio regionale. I principali cambiamenti riguardano le limitazioni agli spostamenti fuori dal Comune e le attività di ristorazione, disponibili solo per l’asporto. I negozi rimangono aperti, chiudono invece i musei. Prosegue la didattica in presenza al 50% in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Gli spostamenti fuori dal Comune saranno consentiti solo per i soliti motivi di lavoro, urgenza e salute, mentre le visite agli amici restano consentite solo all’interno del territorio di residenza e non più in tutta la Toscana. Permangono di contorno le regole valide per tutto il Paese: divieto di uscire dai confini regionali e coprifuoco notturno dalle 22 alle 5. Ma più che per l’aumento dei contagi l’amministrazione regionale teme la crescente presenza di varianti del virus in Toscana, in particolare nella zona sud-est. Secondo i dati raccolti dalla Regione e inviati all’Istituto superiore di sanità, tra le province di Arezzo, Grosseto e soprattutto Siena il 20% dei casi sono legati alla presenza di variante del Covid-19. Più contenuta la percentuale nell’area centrale che include Firenze, Prato e Pistoia, dove il tasso di virus modificato si ferma all’8,4%. La media nazionale riportata dall’Iss è 17,8% e la Toscana secondo le prime stime della sanità regionale dovrebbe essere intorno al 15%, per questo il Governo ha disposto un’altra serie di controlli a campione sul territorio regionale per approfondire il livello di criticità. Le varianti destano preoccupazione perché facilitano la trasmissione del virus, generando un’impennata dei casi nelle comunità dove vengono riscontrate. 

Giovedì nell’alto Senese, a Colle Vald’Elsa, è stato accertata la presenza di variante inglese del virus tra le oltre 100 persone contagiate. Ieri invece sono arrivati i primi risultati dei tamponi molecolari fatti a Chiusi, nel basso Senese, dove è stato fatto uno screening di massa della popolazione dopo l’esplosione di un focolaio e la conseguente zona rossa. In tutto sono state analizzate 3.040 persone, con 22 persone positive e 12 a bassa carica virale. Confermata la presenza di casi con variante brasiliana e sudafricana. Dopo Chiusi il progetto regionale ‘Territori sicuri’ fa tappa fino a lunedì a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo. Controlli anche nella zona di Sansepolcro, in Valtiberina, vicino al confine umbro, dove sono state individuate la variante brasiliana e inglese tra i 28 casi di contagio. Nel paese di Monterchi, sono stati scoperti altri 6 casi positivi, in tutto adesso sono 13.

Umbria

In Umbria, nonostante da medici ed epidemiologi umbri fosse arrivata la richiesta di estendere la zona rossa a tutta la regione, a causa dell’emergenza sanitaria in atto dovuta soprattutto alla presenza di varianti del Covid, l’Umbria per questa settimana resta in zona arancione. In base al monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute, che ha evidenziato un’incidenza settimanale di 283,28 casi per 100mila abitanti, è stata confermata per la regione la fascia di rischio alto. Rimangono comunque valide le misure in atto, prese con ordinanza dello scorso 6 febbraio dalla presidente Donatella Tesei, e cioè la zona rossa “locale”, dalla quale però escono quattro comuni della provincia di Terni. Le restrizioni, che prevedono anche le scuole chiuse – dagli asili nido alle superiori – oggi riguardano dunque tutta la provincia di Perugia e due soli comuni ternani: Amelia e San Venanzo. Le misure resteranno in vigore fino al 21 febbraio. Stesso discorso per l’Abruzzo dove preoccupa la variante inglese in particolare nell’area metropolitana Pescara-Chieti, per la quale sono operative misure restrittive per evitare che la curva dei contagi riprenda a salire. 

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