Vianello torna sul ring a Las Vegas nel segno dei Maneskin

AGI – Torna otto mesi dopo il ko con la voglia di “spaccare il mondo” e lo farà salendo domani sul ring del Virgin Hotel di Las Vegas con una nuova colonna sonora: “Zitti e buoni” dei Maneskin. “Perché sono romani come me e perché volevo un pezzo rock italiano”, confessa Guido Vianello, 27 anni, pugile dei massimi, atteso dalla sfida con un americano, Dante Stone, 26 anni, cinque incontri vinti e uno perso per ko.

Molte cose sono cambiate da quando, l’anno scorso, un avversario semisconosciuto, Kingsley Ibeh, mise fine alla serie di sette vittorie consecutive dell’italiano. “Avevo tanta confusione in testa – racconta Vianello all’AGI – una grossa ferita al sopracciglio sinistro. E quando andavo all’angolo mi parlavano in inglese e mi perdevo le sfumature. Sul ring sentivo urlare ‘jab jab’ e io intendevo attacca con il sinistro e vai avanti, ma così sono finito nell’area del mio avversario. Avevo bisogno di una linea diretta, di un coach che fosse calmo, non agitato“. Da allora è cambiato tutto.

L’allenatore è italiano, Simone D’Alessandri, lo stesso che lo aveva seguito per dieci anni tra i dilettanti. Italiano tutto lo staff, dal massaggiatore al ‘cutman’, l’addetto alle ferite. Sei mesi in Italia per rigenerarsi e rivedere tutto, allenamento, tecnica, dieta, poi Londra, e una palestra a King’s Cross, dove Vianello ha svolto un lavoro duro, fatto di sparring e allenamenti intensi.

“Ho incontrato molti italiani – spiega – ho ritrovato serenità, compagnia, voglia di scherzare”. Il 4 giugno è volato a Las Vegas per ambientarsi in vista del match: è andato a trovare Teofimo Lopez, campione mondiale dei leggeri, che ha battuto Vasyl Lomachenko; si è allenato con il detentore del titolo Wbc dei massimi Tyson Fury, ha messo a posto i dettagli.

“Tutta boxe di altissimo livello”, aggiunge Vianello. Stavolta il pugile italiano non commetterà l’errore di sottovalutare l’avversario. “No – conferma – non voglio spaccare niente e nessuno, ma fare solo quello è che necessario per vincere”.

L’appuntamento è al Virgin Hotel quando in Italia sarà notte. Rispetto a ottobre, ci sarà il pubblico. E una colonna sonora diversa: “Zitti e buoni”. “Ho avuto l’illuminazione con l’Eurovision – racconta – questi ragazzi romani che vincono con un pezzo tosto, duro, che dice ‘siamo fuori di testa ma diversi da loro’. Ha un grosso significato per me”.

Vianello resta The Gladiator. Quello di domani sarà l’ultimo incontro sulla distanza dei sei round, poi l’italiano passerà a otto per provare a chiudere a dieci round. Obiettivo: i dodici e i primi titoli internazionali, magari a Roma. “Il grande Bob Arum, il mio promoter – spiega Vianello – me lo dice sempre: devo portarti in Italia”. Quel momento arriverà, ma adesso serve ripartire da nuove certezze. E quelle dovranno arrivare domani, per dire di nuovo “zitti e buoni”, Vianello è tornato. 

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