Che 80enne sarebbe oggi Giovanni Falcone

Falcone 80 anni

Mimmo Chianura / AGF

Giovanni Falcone

“Il pranzo di compleanno era sempre una festa che si concludeva con la torta di fragole. Il 28 aprile era il mio. Il 18 maggio quello di mio fratello”. Avrebbe 80 anni Giovanni Falcone e sua sorella Maria, custode tenace della sua memoria e del suo impegno, da affidare soprattutto alle generazioni di studenti che ha incontrato, ai ‘nuovi italiani’, con l’AGI ne ricorda la forza e la bellezza.

Tentare di immaginare che ottantenne sarebbe stato – “sicuramente splendido” – questo straordinario magistrato, se non fosse stato trucidato il 23 maggio di 27 anni fa da Cosa nostra, apre lo spazio a un rimpianto doloroso che in fondo rimanda a un altro e più vasto pensiero, che quasi stordisce: cosa sarebbe oggi l’Italia con persone come lui, con magistrati, uomini e donne delle forze dell’ordine, politici, sindacalisti, giornalisti… insomma, con questo folto stuolo di ‘migliori’ falciato dalla violenza mafiosa.

“Sarebbe un ottantenne in trincea”, è sicura Maria Falcone, “capace di dare un grande apporto”, ma ancora con tanti nemici, avverte. Oggi “avrebbe continuato a dare il suo contributo, io credo in modo persino più spettacolare e importante, ammesso che gli altri non l’avessero ostacolato e distrutto, perché la diversità e la grande capacità creano spesso antagonismo e avversione”.

Questo temperamento, queste sue doti, “erano evidenti fin da piccolo”. Il ricordo più antico di suo fratello, racconta Maria Falcone, “è quello di un bimbo accanto a mamma con i pugnetti chiusi: era pronto alla battaglia sin da allora”. Così come è stato subito chiaro “il suo genio, a scuola, all’università, e dopo… Giovanni era unico. Non è che studiasse tanto a casa, però leggeva, approfondiva, stava attento a scuola e prendeva tutti 8 e 9, nelle materie classiche come in quelle scientifiche, tanto da affrontare il concorso all’Accademia navale dopo un mese dalla maturità, riuscendo nell’analisi matematica che noi al Classico non facevamo, e arrivando settimo nella graduatoria”.

Era attirato da tutto ciò che era moderno: “Se usciva la prima macchina fotografica se la comprava, qualsiasi cosa tecnologicamente avanzata gli interessava. Aveva consapevolezza delle sue spiccate conoscenze e potenzialità, ma queste erano vissute nei rapporti con gli altri con modestia“.

Era ironico, gli piacevano le barzellette demenziali, era innamorato dell’attore che interpretava l’investigatore nella Pantera Rosa e del regista Bergman, amava la musica, lo sport. Aveva un grande senso della famiglia: “I nostri genitori hanno sempre festeggiato i nostri compleanni, non con mega eventi, ma con qualche libro e soprattutto con un pranzo speciale che terminava sempre – sorride Maria Falcone – con la torta con le fragole. Io ho fatto anche quella del 1992. Attendevamo Giovanni il venerdi’ sera, il 22, ma la mattina mi aveva chiamato per dirmi che non avrebbe fatto in tempo, perché aspettava Francesca, mi disse che sarebbe venuto il giorno dopo, quel sabato del 23 maggio, per farci gli auguri, e io al posto della mamma avevo preparato quella famosa torta con le fragole…”.

Dice di non sapere come sarebbe stato oggi il suo 80esimo compleanno, “certamente la famiglia avrebbe giocato come sempre un ruolo importante, tutti più grandi, invecchiati… ma sicuramente con la torta con le fragole…”. Che ottantenne sarebbe? “Giovanni era un evergreen, sarebbe stato sempre giovane, perché aveva una mente vulcanica, aveva come caratteristica fondamentale la pragmaticità e l’essere proiettato sul futuro”.

E’ sorprendente “tutto quello che stiamo continuando a trovare di Giovanni”. Il 23 maggio, spiega la sorella, sarà focalizzato sulla lotta alla mafia a livello transnazionale, parteciperanno rappresentanti delle Nazioni unite, dell’Unione europea, magistrati che vengono dalla Francia al Messico, “e mi ha impressionato trovare, a esempio, in Messico documenti che riguardano tre conferenze di Giovanni in quel Paese, a dimostrazione di come lui già 35 anni fa ponesse il tema della lotta transnazionale, a fronte del fatto che quando era arrivato a Palermo, 8-10 anni prima, si negava addirittura l’esistenza di Cosa Nostra. Era preoccupato, e lo accennava nelle nostre conversazioni, dalla globalizzazione del crimine che incedeva a livelli sempre piu’ pressanti”.

Oggi l’Italia ha un primato che viene riconosciuto a livello internazionale, “e in questa lotta il lavoro di Giovanni continua a rappresentare una base fondamentale”. Lui, “pragmatico“, cercava di essere pronto, di organizzarsi prima, “aveva una visione futura”. Avrebbe continuato ad averla, per questo “non sarebbe un ottantenne in ritirata, in pensione, continuerebbe a coltivare questa visione futura, vedrebbe cose che ancora noi non vediamo e che accadranno tra trenta, quaranta anni”.

Oggi in Italia “manca questo suo carattere, questa sua mente eccezionale, questa visione strategica”. Giovanni Falcone “sarebbe più grande” da ogni punto di vista: “Non so cosa sarebbe riuscito a fare, ma il mio dubbio è che forse non glielo avrebbero permesso, perché era troppo su… Noi italiani siamo pronti a riconoscere tutti i meriti di chi è morto, ma quando si è vivi se si è dei geni, si viene ostacolati”.

Questi 27 anni, però, “non sono passati invano”, è sicura Maria Falcone che ha insegnato a generazioni di studenti che continua a incontrare: “Nelle scuole e tra i giovani trovo un’attenzione che 20 anni fa non c’era, è più forte una richiesta di cambiamento e di legalità. Giovanni Falcone è diventato in qualche modo il migliore amico di tanti giovani e di tante persone che sono state ispirate dal suo impegno e dalla sua vita, dalla sua religione del dovere e della competenza. Certo, c’e’ tanta strada ancora da fare. Per questo non smettiamo di camminare”.

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