La Puglia ha un grosso problema con dei pappagallini voraci

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Mimmo Frassineti / AGF

Un pappagallino

L’attacco di lupi e cinghiali, il flagello della Xylella ed ora l’arrivo (aggressivo) dei “parrocchetti monaci”, pappagalli di colore verde  della specie Myiopsitta Bonaparte, che hanno preso di mira frutta e ortaggi.

Il fenomeno ha dapprima avuto un esordio lieve, a Molfetta, poi ha cominciato ad espandersi sempre nel Barese ed ora è concentrato soprattutto nel perimetro delimitato dai comuni di Molfetta, Bitonto e Giovinazzo. Solitamente siamo abituati a vedere i pappagalli come animali domestici di presenza gradevole, ma non è questo il caso perché i “parrocchetti monaci” in Puglia si sono scatenati e rappresentano la disperazione di parecchi agricoltori.

“L’origine del fenomeno? Non ci sono riscontri precisi – dichiara ad Agi Luigi Cuoccio, agricoltore di Bitonto -, il tutto viene fatto risalire ad una decina di anni fa, ed anche oltre, quando un camion che trasportava animali, per un incidente si rovesciò sulla statale 16 Adriatica nel tratto tra Bitonto e Molfetta. Fu così che alcune gabbie di pappagalli finirono per strada e si fa risalire a quest’episodio il diffondersi, dapprima lento e in seguito progressivo, della loro presenza”.

“Oggi – afferma Cuoccio – la situazione è che i “parrocchetti monaci” non risparmiano quasi nulla. Prendete le mandorle: troviamo attaccato all’albero il mallo, che é la parte che riveste il frutto, e la mandorla portata via. Strappata. Noi diciamo che le mandorle vengono “smallate”. Oppure le coltivazioni delle albicocche o delle ciliegie: i pappagalli piombano dall’alto e le divorano. Ci sono casi in cui il frutto viene fatto cadere dall’albero e casi in cui rimane attaccato alla pianta. Nei campi stiamo vedendo albicocche e ciliegie prese a morsi”.

“Questi pappagalli – aggiunge Cuoccio, che per un certo periodo ha fatto anche l’ornitologo – preferiscono i frutti dolci. Ma non tralasciano anche gli ortaggi a baccello come fave e piselli. Chi, in quest’area della Puglia, ha la campagna vicino a giardini abbandonati o a pinete selvatiche, ne sta facendo le spese. Perché questi sono i luoghi di dimora abituale dei “parrocchetti monaci”.

Non sono di grandi dimensioni però hanno un becco molto affilato. Magari un dito della mano non te lo troncano se ti colpiscono, però un bel taglio sì, te lo provocano”.

Per Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, i “parrocchetti monaci” adesso “fanno il paio con gli stormi di pappagalli che colpiscono particolarmente gli ulivi con un danno che va dal 30 ad  oltre il 60 per cento a carico di quelli coltivati soprattutto nelle zone a ridosso del mare, dall’Adriatico allo Ionio. Qui gli agricoltori non hanno strumenti per arginare la presenza eccessiva e in progressivo aumento degli stormi divenuti stanziali”.

Secondo Muraglia, “il caldo anomalo degli ultimi anni e la tropicalizzazione del clima hanno fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale. Si sta sottovalutando un problema che in alcune aree è veramente grave e ingestibile. Oltre al danno diretto, non vanno infatti sottovalutati i danni indiretti. Gli stormi distruggono anche le piazzole adibite alla raccolta delle olive – evidenzia ancora il presidente di Coldiretti Puglia – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti. Sono quasi condannati a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l’altro, non è soltanto l’olivicoltura a risultare colpita perché il passaggio degli stormi lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. E gli stormi diventati ormai stanziali trovano ristoro notturno nelle aree protette, come Torre Guaceto, nel Brindisino, per riprendere poi al sorgere del sole le scorribande alimentari”.

Oltre a Molfetta, Bitonto e Giovinazzo, centri citati da Cuoccio, Coldiretti Puglia aggiunge nella mappa anche Bisceglie, le due frazioni di Bari, Palese e Santo Spirito, e poi Bitetto, Palo del Colle, Binetto, Grumo Appula, fino a spingersi sull’Alta Murgia. 

“Possibili rimedi? Dobbiamo studiarli, fare un approfondimento, vedere se sono specie protetta come gli stormi” affermano da Coldiretti. Mentre per Cuoccio un rimedio che si può già adottare è quello dei cannoni. “Vengono programmati con un timer e ad intervalli di tempo regolari – spiega – sparano a salve e allontano l’invasione. In agricoltura, soprattutto nei frutteti e nei ciliegieti, questo sistema viene usato per tenere lontani i corvi”.

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