Ozil è nei guai. E questa volta c’entrano gli uiguri

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Mezut Ozil, uno dei più forti centrocampisti del mondo, è di nuovo nei guai. Ma Ozil non è un Cassano o un Balotelli, giusto per fare due esempi che noi in Italia conosciamo bene. Il calciatore dell’Arsenal interviene invece in maniera piuttosto decisa, “a gamba tesa” diremmo giusto per restare in tema, quando si tratta di schierarsi politicamente. E ogni volta crea disagi che non sono affatto uno scherzo.

L’ultima sciagurata idea, in ordine cronologico, proviene proprio dai social, un mezzo che ha rivoluzionato in maniera decisiva il rapporto tra il pubblico e i propri idoli in pantaloncini e calzettoni. Ozil lo scorso venerdì ha attaccato in maniera piuttosto diretta il governo cinese, macchiatosi della persecuzione della minoranza islamica di lingua turca degli Uiguri.

Inutile dire che le parole del calciatore tedesco ma di origini turche siano rimbalzate all’istante in tutti gli angoli del pianeta, anche su Weibo, il social cinese dove sia lui che l’Arsenal sono particolarmente seguiti e le sue dichiarazioni hanno scatenato un vero putiferio. Gli Uiguri sono descritti come “guerrieri che resistono alla persecuzione” e la Cina un luogo dove “il Corano viene bruciato, le moschee sono state chiuse, le scuole teologiche islamiche, le madrase sono state bandite, gli studiosi religiosi sono stati uccisi uno per uno”, e conclude “Nonostante tutto, i musulmani stanno zitti”.

Accuse pesanti che arrivano dal profilo da una star del calcio mondiale, quindi con un’influenza particolarmente ficcante. Tutto questo è ben noto al governo cinese che infatti ha reagito in maniera incisiva: il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che Özil è stato “ingannato da notizie false”, l’editore del Global Times, Hu Xijin, ha accusato il calciatore di aver essenzialmente chiesto la jihad globale contro la Cina ma, cosa ancora più preoccupante, la tv di stato cinese Cctv ha bandito l’Arsenal dal palinsesto, a partire proprio dal big match giocato ieri contro il Manchester City e perso dai Gunners per 0-3.

E mentre la Federcalcio cinese si dichiara “indignata e delusa” l’Arsenal, attenta come tante altre società, al mercato cinese, tenta invano di prendere le distanze dalle dichiarazioni del calciatore, sottolineando con una nota ufficiale che “si tratta esclusivamente di un’opinione personale di Ozil. Come squadra di calcio, l’Arsenal aderisce sempre al principio di non essere coinvolto in politica”.

Troppo tardi, i tifosi cinesi chiedono a gran voce il licenziamento del trequartista, cosa che difficilmente accadrà nonostante l’offesa. “Se hai intenzione di attaccare la Cina, sei insignificante nei nostri cuori quanto le formiche sporche” scrive il primo tifoso, “sono molto deluso. Perché non riesci a concentrarti solo sul calcio? Come personaggio pubblico, dovresti sapere cosa puoi dire, cosa puoi fare ed essere consapevole delle conseguenze” gli fa eco il secondo, mentre su Weibo cominciano a spuntare foto di maglie dell’Arsenal addirittura incendiate.

Poco importa se Ozil ha espresso un’opinione su un fatto politico già oggetto dell’attenzione di Amnesty International che nel suo ultimo report, a proposito della situazione nello Xinjiang, parla di “un piano di sistematica persecuzione etnica e religiosa. Quelli in cui sono internate centinaia di migliaia di persone – uiguri, kazaki e appartenenti ad altre minoranze per lo più musulmane del Xinjiang – non sono ‘centri per la formazione professionale’, come pretende la narrativa ufficiale cinese, ma veri e propri campi d’internamento allestiti per l’indottrinamento politico, il lavaggio del cervello e l’assimilazione culturale forzata. […] il sistema è entrato a pieno regime nel marzo 2017, quando nel Xinjiang è stato adottato il ‘Regolamento sulla de-radicalizzazione’.

In nome della sicurezza nazionale e del contrasto al terrorismo, sono state giudicate ‘estremiste’ e internate persone la cui barba era ‘abnormemente lunga’, si coprivano il capo col velo, digiunavano, pregavano regolarmente, non bevevano alcoolici o possedevano libri sull’Islam o sulla cultura uigura”.

Tutto inutile, chi gioca a calcio non può esprimere alcun tipo di opinione che non riguardi un pallone che rotola su un manto d’erba. Come quella amicizia con Erdogan, definito “il mio Presidente” sempre sui social, che Ozil ha voluto addirittura come testimone di nozze, facendo innervosire non poco Angela Merkel e i più alti dirigenti della nazionale tedesca, dai quali Ozil si è sentito offeso decidendo così di abbandonarla con largo anticipo rispetto alla propria carriera.

“È con il cuore pesante e dopo lunga riflessione, a causa dei recenti eventi non giocherò più per la Germania a livello internazionale finché avrò questa sensazione di razzismo e di mancanza di rispetto”.

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