La storia degli schermidori Stanislav e Vadym, compagni d’oro e ora nemici

AGI – Nati sotto l’Unione Sovietica, compagni di squadra e campioni olimpici nella sciabola a Barcellona 31 anni fa abbracciati nella squadra della Comunità degli Stati Indipendenti, successivamente diventati uno cittadino russo e l’altro ucraino, eletti a capo dei rispettivi Comitato olimpici nazionali e adesso acerrimi nemici. È la storia di Stanislav Pozdnyakov, russo, e Vadym Guttsait, ucraino.   

Il 7 agosto del 1992 al Palau de la Metallúrgia di Barcellona, Stanislav e Vadym festeggiarono l’oro olimpico nella gara a squadra assieme ai compagni Grigory Kiriyenko (russo), Aleksandr Shirshov (russo) e Heorhiy Pohosov (ucraino) dopo aver sconfitto in finale l’Ungheria. Pozdnyakov, 48 anni, siberiano di Novosibirsk, considerato il più bravo sciabolatore della storia e il più titolato schermitore in una sola arma (3 ori olimpici, 10 mondali e 13 europei con la Russia tra il 1994 e il 2008), fino al giugno dello scorso anno è stato presidente della Confederazione europea di scherma e dal 2018 è il numero uno dello sport russo.

Guttsait, 51 anni nato a Kiev, è stato medagliato iridato con l’Urss nel 1991, e sotto i colori ucraini ha vinto due Universiadi (tra esse in Sicilia nel 1997), bronzo a squadre nel 2000 a Madeira salendo sul podio assieme a Pozdnyakov, campione europeo. Durante la carriera sportiva, dal 1993 al 2002 ha prestato servizio come maggiore nelle forze armate ucraine.

Dal marzo 2020, Guttsait è ministro dei giovani e dello sport in Ucraina e, da qualche mese, successore dello ‘Zar dell’asta’, Sergej Bubka alla presidenza del Comitato olimpico nazionale. In queste ore Guttsait ha descritto il suo omologo russo Pozdnyakov come “il mio nemico”. I due ex sciabolatori erano amici (come ha riferito Guttsait) ma il rapporto ha iniziato a deteriorarsi nel 2014 quando la Russia ha annesso la Crimea.

“Non voglio parlare con lui, è il mio nemico che sostiene questa guerra, che considera un onore per gli atleti prendere parte alla guerra contro gli ucraini: per oggi e per sempre questa persona non esiste per me”, ha detto il numero uno dello sport ucraino. Guttsait, nell’aprile dello scorso anno a Roma assieme a Bubka a sostegno degli atleti ucraini che erano fuggiti dall’Ucraina in guerra, nelle scorse settimane aveva criticato il Comitato Olimpico Internazionale dopo l’annuncio di voler esplorare le possibili opzioni per reintegrare gli atleti russi e bielorussi nelle competizioni sportive internazionali al fine della qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024.

Il Cio ha già parlato di partecipazione degli atleti in forma neutrale, assenza di bandiera, di inno e di qualsiasi identificazione al Paese Russia. Da Mosca, Pozdnyakov nell’accogliere con favore gli sforzi del Cio, ha però puntualizzato: “I russi devono partecipare esattamente alle stesse condizioni di tutti gli altri atleti. Eventuali condizioni e criteri aggiuntivi non sono i benvenuti, in particolare quelli che hanno una componente politica assolutamente inaccettabile per il Movimento olimpico”.

Guttsait era stato il primo politico ucraino a parlare di boicottaggio dell’Ucraina se atleti russi e bielorussi dovessero partecipare ai Giochi. Il presidente del Cio, Thomas Bach ha risposto con fermezza alle esternazioni giunte da Kiev sostenendo che il movimento olimpico ha una “missione di pace e riunire le persone”.

L’esempio più recente, dopo anni di difficili colloqui, riguarda la Corea del Nord e la Corea del Sud che ai Giochi invernali di PyeongChang 2018 presero parte al torneo di hockey femminile con una squadra unica composta da giocatrici sia di Seul che Pyongyang.

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