Di Maio ha annunciato delle modifiche all’intesa con la Libia sui migranti 

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ELIANO IMPERATO / CONTROLUCE 

 Luigi Di Maio

Il governo “sta lavorando per modificare in meglio il Memorandum d’intesa tra Libia e Italia” sulla gestione dei flussi migratori, “in particolare nella parte riguardante le condizioni dei Centri di detenzione”. A pochi giorni dal 2 novembre, data in cui – in assenza di diverse indicazioni – il Memorandum si rinnoverà per altri tre anni, è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a rispondere in ‘question time’ alla Camera a quanti – in numero crescente nelle ultime ore – chiedono esplicitamente un ‘no’ al rinnovo.

Per Di Maio, l’accordo “può essere migliorato ma è innegabile come abbia contribuito attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche a ridurre in maniera rilevante l’arrivo dei migranti, da 107.212 del 2017 a 2.722 all’ottobre 2019 e conseguentemente le morti in mare nel Mediterraneo centrale”.

Annunciando la convocazione della Commissione congiunta italo-libica per lavorare all’intesa e coinvolgere le organizzazioni internazionali, il titolare della Farnesina ha ricordato come il nostro Paese sia “l’unico partner effettivo delle autorità libiche nella lotta al traffico di esseri umani: una riduzione dell’assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione dell’attività della Guardia costiera libica”.

Sul tema il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, svolgerà un’informativa alla Camera martedì 5 o mercoledì 6 novembre (la data esatta deve essere ancora definita) ma nel frattempo il Tavolo Asilo, che raccoglie le maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, ha chiesto con una lettera aperta al premier Giuseppe Conte e al governo di non rinnovare il testo, anzi di stralciarlo.

“In numerosi e documentati casi la Guardia costiera libica non ha risposto alle richieste di soccorso – accusa la lettera – ha abbandonato in mare persone ancora in vita, ha esercitato violenze sui naufraghi o addirittura causato incidenti mortali. La Libia non può in alcun modo essere considerata un Paese sicuro, dunque le persone che tentano di fuggire non possono essere rimandate in quel Paese”. Il Tavolo Asilo chiede “l’immediata evacuazione dei Centri di detenzione per migranti”, garantendo a questi ultimi “assistenza e protezione, sotto l’egida della comunità internazionale”.

E ancora: “si stabilisca un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare a livello nazionale ed europeo. Si ponga fine agli interventi volti a ostacolare i salvataggi effettuati dalle organizzazioni umanitarie e si prevedano canali di ingresso regolari, in modo che le persone non siano piu’ costrette ad affidarsi a trafficanti e a rischiare la vita nel tentativo di fuggire dall’inferno libico”.

Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana-Leu, ha sollecitato l’esecutivo a intervenire subito: “Quegli accordi non possono essere rinnovati nel silenzio e nell’indifferenza. Non si può proprio”. Sulla stessa lunghezza d’onda Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che con le navi “Mare Jonio” e “Alex” per un anno ha monitorato il Mediterraneo centrale, salvando vite, e che ora da mesi si ritrova con le imbarcazioni bloccate nel porto di Licata.

“Il silenzio – avverte – rappresenta proprio ciò che il prossimo 2 novembre renderà automatica la proroga del Memorandum d’intesa siglato nel febbraio del 2017 tra Italia e Libia. Accordo sulla base del quale l’Italia continua (e potrebbe continuare) a sostenere con milioni di euro la cosiddetta Guardia costiera libica e la gestione in loco di centri di detenzione”. 

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