Valeria Pinna è solo l’ultima giornalista italiana a subire minacce

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Scrive per l’Unione Sarda, quotidiano isolano, e lavora a Oristano: la scorsa notte, verso le 3, la sua auto è andata in fiamme sotto casa. Un atto doloso, intimidatorio, probabilmente legato alla sua professione: il giornalismo. Se l’ipotesi fosse confermata, Valeria Pinna diverrebbe soltanto l’ultima cronista a ricevere minacce per via del suo lavoro. Poche ore prima era stata la volta – ennesima – di Paolo Borrometi, direttore della testata giornalistica online La Spia e collaboratore dell’Agi, già da tempo nel mirino criminalità per via delle sue inchieste.

“Borrometi, il prossimo a morire sei tu”, è uno dei messaggi che gli si sono stati rivolti dopo aver scritto della morte di un boss siciliano. “Minacce gravissime perché scagliate dai clan e dai familiari degli inquisiti e dei condannati” è la denuncia di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

Ma la lista di giornalisti che devono fare i conti con la violenza di chi non accetta il loro lavoro si allunga sempre di più: l’8 aprile Floriana Bulfon, de L’Espresso per cui si era occupata di mafia a Roma, aveva trovato una bottiglia di plastica con un liquido sospetto e due sigarette sul sedile della propria auto parcheggiata nei pressi dell’abitazione. All’Agi aveva raccontato l’accaduto.

Libertà di stampa, la classifica 2019: Italia tra Taiwan e Botswana

In un contesto di cronaca che segnala diversi episodi (ad aprile, per esempio, c’era stata anche l’aggressione a un collega vicentino in un parco), Reporter senza frontiere (Rsf) ha pubblicato il rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo. L’Italia si colloca al 43esimo posto, guadagnando tre posizioni rispetto all’anno prima, collocandosi quindi alle spalle di Papua Nuova Guinea, Taiwan e Corea del Sud, e immediatamente davanti a Botswana, Tonga e Cile.

L’organizzazione segnala che “il livello di violenza nei confronti dei giornalisti è allarmante e continua a crescere, specialmente in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, così come a Roma e nella regione circostante”. Nel nostro Paese ci sono una ventina di cronisti sotto “protezione della polizia giorno e notte a causa di gravi minacce o tentativi di omicidio da parte della mafia o da gruppi di estremisti”. In classifica l’Italia rientra nella fascia dei Paesi in cui la libertà di stampa viene classificata come “abbastanza buona”, ma si trova molto più indietro di Germania (13esima posizione), Spagna (29esima), Francia (32esima) e Regno Unito (33esima). Peggio di noi fanno gli Stati Uniti, 48esimi, dove la situazione è definita “problematica”.

In cima alla graduatoria c’è sempre il nord Europa, con Norvegia, Finlandia e Svezia sul podio, seguite da Paesi Bassi, Danimarca e Svizzera. Completano la top ten Nuova Zelanda, Giamaica, Belgio e Costa Rica.

Il trend storico segnalato da Reporter senza frontiere testimonia come l’Italia oscilli nella prima metà della classifica senza mai riuscire ad avvicinarsi ai Paesi in cui la libertà di stampa, essenziale per la formazione di una libertà consapevole, gode davvero di buona salute: il nostro Paese era 57esimo nella classifica del 2013, precipitando poi al 77esimo tre anni fa.

Nel capitolo dedicato al Belpaese, Rsf sottolinea che “molti giornalisti sono stati criticati e insultati in relazione al loro lavoro da politici, in particolare da membri del Movimento a cinque stelle che li hanno definiti ‘sciacalli inutili’ e ‘puttane’”; ad altri, aggiunge, la politica ha minacciato “il ritiro della protezione della scorta”: è il caso di Roberto Saviano, scrittore e giornalista la cui battaglia contro camorra e criminalità organizzata in genere lo ha portato a vivere sotto scorta dal 2006.

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