Esperto e star su Twitter ma ‘senzatetto’ nella vita. Storia di Joaquin Carmona

AGI – “Dov’è finito Joaquin Carmona?”. L’uomo che racconta, o meglio “radiografa”, in Spagna l’atletica leggera su Twitter non scrive da tre mesi. E la preoccupazione dei suoi quasi 20 mila follower si trasforma quasi in angoscia. A Madrid, dove Carmona vive, la pandemia è stata devastante e c’è chi teme il peggio. “Covid?” Qualcuno chiede. Nessuno ha una risposta. La sua community però non si arrende. È fatta di appassionati ma anche di giornalisti che considerano quel “collega”, che non hanno mai visto, come una fonte importante. Carmona, in fondo, è uno che conosce bene la materia e il suo modo di raccontare l’atletica è originale e stimolante. Il mistero è durato fino a quando Alfredo Varona, autore di un blog su sport.es, lo trova, quasi per caso, in un parco della Capitale spagnola. “Non so neanche da dove cominciare”, confessa nell’attacco del suo pezzo su ciò che scopre. “È una storia molto dura”, avverte.

Sì, perché quell’uomo, 46 anni, che si trova in mezzo a piante, panchine e fontane è tutto tranne che un giornalista sportivo impegnato a fare il suo lavoro su Twitter. Joaquin Carmona vive in quel parco, dorme su un vecchio materasso, possiede qualche cartone e uno zaino, oltre a tre libri presi in prestito da una biblioteca. Ma ha anche un vecchio computer portatile, l’unico oggetto sopravvissuto di una vita precedente, sparita da parecchio tempo. Insomma, uno dei più importanti esperti di atletica leggera su Twitter della Spagna è un senzatetto. 

Carmona non twitta da tre mesi perché la biblioteca dove ricarica il laptop, e usa il wi-fi, ha chiuso per colpa del coronavirus e del lockdown. Niente energia, niente internet, niente tweet. Carmona, infatti, non lavora per un giornale o per una grande azienda ma fa la doccia in uno stabilimento balneare per 50 centesimi, raccoglie cibo dai bidoni della spazzatura e dorme in un parco pubblico perché negli ostelli ha visto “situazioni terribili” che preferisce non affrontare. 

Varona, dopo un po’ di insistenze, lo convince a raccontare, almeno in parte, la sua storia sul suo blog “la bolsa del corredor”. Viene da Zamudio, città non distante da Bilbao. Padre alcolizzato, madre gravemente malata, presto orfano. Infanzia complicata che lo segna, nonostante le sue buone performance scolastiche. Oggi, invece, sfida il freddo con le sue infradito, si difende dalla violenza dei giovani che, di notte, minacciano di colpirlo e giustifica il fatto di possedere un laptop agli agenti che pensano possa averlo rubato da qualche parte. 

Poi c’è la sua seconda vita. Quella online, come esperto di atletica. “Twitter è una terapia che mi permette di alleggerire tutto ciò. E mi permette di scrivere di una delle mie più grandi passioni, l’atletica leggera” confessa a Varona. Una passione nata quasi trent’anni prima “quando ho visto vincere Kratochvilova negli 800 metri alla Coppa del Mondo di Helsinki del 1983 mentre ero in vacanza a Los Alcázares”. E poi c’è il fatto di non sentirsi solo, quando pubblica online: “Sapere che posso intrattenere le persone su Twitter mi porta a pensare che, nonostante tutto, sto facendo qualcosa di giusto”.

Ed è proprio la sua comunità di seguaci su Twitter che, sapute le sue disavventure, ora si sta muovendo per aiutarlo a continuare a fare quello che è diventato il suo lavoro. In ventiquatt’ore il suo account, @jokin4318, ha superato i 28 mila follower. E sul sito GoFundMe è nata un’iniziativa che ha già raccolto oltre 6 mila euro per aiutarlo. Quello che, però, Joaquin Carmona aspetta di più sarà vedere le porte della biblioteca aprirsi di nuovo per poter ricaricare il computer, accedere a Internet e aggiornare il suo account con foto e video, leggende e aneddoti, atleti e gare. La sua, vera, “Second Life”.  

Post simili: