Francesco Totti, re di trasparenza

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 Foto: Silvia Lore / NurPhoto / AFP

 Francesco Totti al Coni

Mentre, come moltissimi romani, ascoltavo la conferenza stampa di Francesco Totti al Salone d’onore del Coni, erano queste le parole che mi frullavano per la testa: Francesco, Re di Roma grazie alla sua trasparenza.
L’unica fonte della fiducia è la trasparenza. Nessuna comunità, nessuna famiglia, nessuna squadra può lavorare senza trasparenza perché se non c’è trasparenza non c’è fiducia. Noi tutti vogliamo sapere la verità sui nostri rapporti.

Se un direttore deve licenziare un dipendente è infinitamente meglio che gli racconti la verità, che gli dica: “dovevi portare questi risultati, non ci sei riuscito, ti licenziamo” invece che inventare delle scuse accomodanti. Quando Totti racconta di aver fatto “dieci riunioni in due anni” e che veniva chiamato “solo all’ultimo, quando erano in difficoltà” dice che non c’era trasparenza, che Pallotta e Baldini gli pagavano lo stipendio ma non credevano in lui come dirigente: e per questo, per dare trasparenza, lui si è dimesso.

I giri di parole creano distanza e quindi generano sfiducia e Totti, con il suo parlare sgrammaticato, è l’antitesi dei giri di parole. Le persone vogliono sapere la verità, anche quando scomoda. Il buonismo è letale perché è opaco. I fatti, anche se brutali, sono molto più motivanti che un racconto distorto della realtà.

Il vangelo ci dice che il rapporto tra Gesù e i discepoli, come tra Gesù e la madre e i parenti, era improntato alla trasparenza e, in aggiunta, ci racconta questa verità in modo completamente trasparente. Tutto questo si può verificare attraverso le tantissime volte in cui Gesù mostra con assoluta serenità gli errori, i peccati, e le difficoltà del loro stare assieme. Ciò in primo luogo è vero a partire dalla sua genealogia (Mt 1,1-17) dove i vangeli raccontano come antenati del Signore fossero peccatori e peccatrici.

I difetti degli apostoli, poi, vengono raccontati in modo palese. Il vangelo non ha nessuna remora a mostrare senza ritegno i difetti dei discepoli di Gesù a partire dal più vergognoso, quello di litigare “per chi tra loro fosse il più grande” (Lc 9,46-50; Mc 9, 33-34). Quando il vangelo elenca gli apostoli scelti dal Signore, non ha nessuna remora a dichiarare che il Messia cadde proprio per opera di un apostolo: “… e Giuda Iscariota, che divenne il traditore” (Lc 6, 13-16). Significa che chi si avvicinava al cristianesimo imparava fin da subito che la morte ignominiosa del Maestro era avvenuta per colpa di uno dei suoi intimi.

Per la fiducia è necessaria la trasparenza perché la trasparenza serve ai singoli per verificare, ciascuno nel modo che liberamente sceglie, che in quella relazione, sia che si chiami Roma Calcio, oppure Fiat, o famiglia, o paese, o Chiesa, o partito, o movimento, la giustizia viene rispettata.

Gli errori sintattici di Totti sono la miglior retorica a favore della trasparenza perché veicolano autenticità e sincerità: dicono che c’è una élite – di cui lui, come tutto il resto dei tifosi, non fa parte – che sta affondando la squadra giallorossa, e questo accende nei tifosi la fiducia in lui e che nel futuro la Roma possa avere un’altra proprietà di cui Totti si farà garante. Da oggi in poi, quando una business school vorrà spiegare il rapporto necessario e generativo tra fiducia e trasparenza in un’azienda, prenda ad esempio la conferenza stampa di Totti al Coni. È il modo più semplice per spiegare perché le persone vogliono sapere la verità.

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