Il caso di Stramaccioni “prigioniero” dell’Iran. Spiegato bene

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NICOLAS LAMBERT / BELGA MAG / BELGA

Andrea Stramaccioni

Il caso Andrea Stramaccioni stuzzica il web come pochi e provoca anche qualche ironia. L’allenatore italiano e il suo collaboratore Sebastian Leto (ex Catania), erano stati bloccati all’aeroporto di Teheran il 29 agosto perché il visto turistico dello staff era scaduto da ben dodici giorni.

I due tecnici stavano rientrando in patria per una breve vacanza in concomitanza con la pausa del campionato iraniano, dove l’ex guida dell’Inter allena l’Esteghlal, di Teheran. Lo stop alla dogana è stato subito considerato un po’ strano, visto che Stramaccioni lavora in Iran ormai da 80 giorni e ha un permesso di lavoro. Per cui, al di là della facile ironia dei social sulla leggerezza del tecnico sulla questione-documenti in un Paese straniero particolare, qualcuno ha azzardato che dietro l’operazione ci sia proprio la società calcistica.

All’esordio in campionato il 22 agosto, il tecnico ha contestato apertamente le mancate promesse dei dirigenti e ha denunciato che gli era stato tolto l’interprete un attimo prima del via della partita, così da essere impossibilitato a dare le ultime indicazione ai suoi giocatori, che non conoscono l’inglese.

In conferenza stampa, vistosamente contrariato, è andato giù ancora più duro, parlando addirittura di sabotaggio. Giovedì, dopo la seconda partita di campionato, finita in pareggio, allenatore e viceallenatore si apprestavano ad imbarcarsi per l’Italia approfittando della sosta per le nazionali, quando sono stati respinti alla dogana. Evidentemente, la società iraniana ha cambiato i termini dei documenti di lavoro. Senza informare Stramaccioni e il suo braccio destro.

La versione degli arabi è molto differente e comunque non univoca. I dirigenti della società sostengono che Stramaccioni non avrebbe chiesto il permesso per la vacanza-lampo e negano pure che sia stato fermato alla dogana. Forse hanno inteso questo viaggio, dopo appena due partite, come una clamorosa fuga, che avrebbe avuto contraccolpi estremamente negativi per la società, la squadra, per Teheran e per l’Iran tutto. Malgrado Stramaccioni avesse già specificato, al di là dei problemi iniziali con l’Esteghlal, di non prendere in considerazione le dimissioni e quindi la rottura del contratto biennale da 1,6 milioni di euro a stagione che aveva firmato a giugno. Che comporterebbe per lui una penale di 3 milioni di euro in caso di rottura dell’accordo.

I due tecnici hanno presentato una nuova documentazione e hanno ripreso gli allenamenti. Ma la situazione sembra molto tesa, e il tecnico non è raggiungibile. O preferisce non essere raggiungibile dai media, per non inasprire gli animi e complicare le cose. Stramaccioni è arrivato all’Esteghlal tramite il direttore sportivo, Ali Khatir, ex dirigente anche dell’Inter all’epoca della Europa League. Che, però, dopo la sconfitta alla via del campionato, si è dimesso lasciando l’allenatore italiano in balìa della nuova dirigenza. Tanto che il comitato disciplinare della Federcalcio iraniana ha spedito una nota di censura al tecnico per “comportamento non professionale e dichiarazioni non vere”. Mentre, il presidente del club, Esmail Khalilzadeh, ha chiuso la questione: “Stramaccioni è un grande uomo e crediamo che possa conseguire grandi risultati con la nostra squadra”.

Cosa ancor più strana, da che doveva essere Stramaccioni a recarsi in Italia a raggiungere la famiglia, sua moglie, Dalila, ha postato su Instagram un video nel quale è sul volo che la porta a Teheran. Sostiene che i problemi di visto sono stati risolti, che la situazione è tranquilla, che dividerà coi suoi follower i particolari della sua vita iraniana. Il dubbio che Andrea Stramaccioni, per ora, non possa muoversi da Teheran rimane. 

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