La corsa per frenare l’invasione di cavallette in Sardegna

AGI Rischia di passare da 30 mila a 50 mila ettari l’infestazione di cavallette che dall’inizio della primavera sta devastando le campagne della Sardegna centrale. Nel 2019, quando il flagello endemico si è ripresentato di nuovo dopo una lunga pausa, erano appena 2 mila quelli interessati. Mentre il governo valuta se dichiarare lo stato d’emergenza e nominare un commissario, nell’isola si moltiplicano le proposte di soluzioni per evitare il disastro, fra cui l’ipotesi d’istituire un’Unità di progetto, come quella che la Regione ha costituito per l’eradicazione della peste suina africana.

Coldiretti Nuoro Ogliastra ha proposto un piano in più fasi che permetterebbe di stroncare e prevenire l’invasione entro un anno, anche con la disponibilità dei propri soci ad arare per tempo i terreni dove le locuste depongono le uova. Se non s’interviene subito, a cominciare da un’adeguata perimetrazione, anche con l’uso di droni, da concludere entro settembre, – avverte l’organizzazione di categoria – le cavallette potrebbero dilagare su un territorio quasi doppio rispetto a quello in cui già pullulano a milioni.

Dalla piana di Ottana, in provincia di Nuoro, è arrivata al Marghine, lungo il Tirso verso il Goceano in provincia di Sassari a Ozieri e poi a Sedilo, nell’Oristano. Le condizioni climatiche – ricorda Coldiretti – agevolano lo sviluppo anomalo dell’insetto, alla vigilia di un’estate che arriva dopo un maggio classificato come il secondo più caldo di sempre.

“Siamo all’assurdo”, lamentano gli agricoltori di Cia Sardegna. “Per il quarto anno consecutivo ci ritroviamo ad affrontare un problema che sta mettendo in ginocchio un intero territori. Il fenomeno va combattuto con prodotti che non arrechino danni alle coltivazioni e agli allevamenti, nel pieno rispetto e nella completa tutela delle produzioni sarde, oltre che dei consumatori finali”.

Cosa non ha funzionato

“Il piano adottato dalla Regione Sardegna per contrastare l’invasione delle cavallette è stato un insuccesso”, dichiara Rita Tolu, rappresentante del Comitato Lotta alle cavallette nella media valle del Tirso, costituito lo scorso 27 maggio e di cui fanno parte per ora oltre 1.700 persone, fra allevatori, agricoltori e amministratori locali delle zone colpite. “In un documento consegnato alle commissioni del Consiglio regionale proponiamo una serie di misure preventive che, secondo noi, sono più efficaci per poter debellare la piaga subito, per non ritrovarci nelle stesse condizioni anche il prossimo anno”.

“Le prime cose da fare”, ha evidenziato Tolu, “sono la bonifica, la pulizia e la lavorazione dei terreni. Una grande parte dei terreni incolti interessata all’invasione delle locuste è di proprietà pubblica. Regione, Provincia e comuni si devono fare carico di questo. Su tutte quelle aree che, invece, non possono essere lavorate, si dovrebbe intervenire con una disinfestazione efficace fin dall’inizio di aprile. Quest’anno è iniziata tardi. Nel periodo della schiusa delle uova le cavallette sono in determinate zone per tutta la giornata ed è più facile localizzarle”.

L’appello alla Fao

Il Comitato spontaneo ha proposto anche di coinvolgere il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Paff) dell’Unione europea e la Fao, come fatto nei giorni scorsi dalla sindaca di Noragugume (Nuoro), Rita Zaru, che anche a nome dell’Unione dei comuni del Marghine, si è rivolta all’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura per chiedere aiuto. Gli amministratori locali interessati confidano nell’esperto Keith Cressman, senior locust forecasting officer.

“Ogni giorno noi sindaci riceviamo da parte di allevatori e agricoltori le giuste lamentele e segnalazioni relative a questa insostenibile situazione”, racconta sul profilo Fb il sindaco di Silanus (Nuoro), Gian Pietro Arca. “In alcuni casi siamo stati accusati di non aver fatto nulla in merito, anche se noi, oltre a sollecitare chi di competenza a intervenire per arginare il problema, null’altro, purtroppo, possiamo fare. La verità è che ancora una volta la Regione Sardegna, non è in grado di fare niente in merito per palese incapacità”.

 “La Regione attivi subito un tavolo di lavoro con associazioni di categoria agricola, università, Province e Agenzie agricole affinché si pianifichino le attività da far partire già da fine agosto”, sollecita il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele. “A detta degli esperti che da mesi seguono la lotta alle cavallette, dobbiamo già intervenire con lievi arature dei campi, con profondità da 5 o 6 centimetri, così da portare in superficie le larve e farle morire al contatto con l’aria”.

“È necessario intervenire su tutta l’intera area interessata”, spiega il direttore di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Alessandro Serra. “Ci risulta che gli interventi mirati (tra l’altro con ottimi risultati) abbiano interessato solo 300 ettari, pari all’1% dell’intera superficie coinvolta”. Con questo ritmo – stima Serra – ci vorranno almeno altri 2-3 anni prima di debellare le cavallette, con consequenziali danni economici e d’immagine.

I ristori

 La Regione Sardegna finora (“anche se alle aziende agricole non è ancora arrivato un centesimo di ristoro”, rimarca Coldiretti) ha stanziato 3,2 milioni di euro per le azioni di contenimento e per i ristori.

“Dopo la vergognosa risposta del ministro delle Politiche agricole, con cui il Governo italiano, ufficialmente, si lava le mani dal flagello delle cavallette che colpisce la Sardegna centrale, abbiamo avuto l’ennesima conferma che per noi non esistono governi amici”, sostiene il capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, Franco Mula, a proposito di quanto dichiarato da Stefano Patuanelli, che all’ultimo question time alla Camera ha escluso la possibilità di ristori immediati per le aziende colpite dalle locuste. “Come sempre, le responsabilità e gli oneri ricadono interamente sulla Regione, anche quando si tratta, come in questo caso, di un’evidente calamità”. 

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