Pagano l’affitto da 30 mesi, ma la casa-famiglia sulla Cassia non può aprire

Pagano l'affitto da 30 mesi, ma la casa-famiglia sulla Cassia non può aprire

Da due anni e mezzo pagano, ogni mese, 2.800 euro di affitto per i locali sulla via Cassia, in zona Giustiniana a Roma, dove sorgerà una casa-famiglia destinata a ragazzi autistici. Ma senza poter ancora utilizzare la struttura: l’inaugurazione è slittata di mese in mese a causa della lentezza dell’iter burocratico per l’autorizzazione del progetto. La residenza dovrebbe aprire ufficialmente il prossimo mese, seppur ancora tra mille difficoltà finanziarie. La storia di un gruppo di genitori, riuniti nell’Associazione Oikos, racconta tutte le difficoltà vissute dai familiari dei ragazzi autistici che vogliono assicurare un futuro ai propri figli fatto di abitare condiviso e servizi forniti da professionisti qualificati.

Nel 1998, Oikos ha aperto una prima casa famiglia a Roma, seguita negli anni successivi da una seconda, in totale le due strutture ospitano 16 ragazzi che vivono assieme, seguiti in ciascun appartamento da 4 assistenti, un medico coordinatore, un servizio cucina e pulizia, con spese in buona parte a carico delle famiglie. Ora l’associazione vorrebbe aprire questa terza residenza, sulla Cassia, ci sono già le adesioni di 5 ragazzi e altri 3 posti disponibili. Il Dipartimento Politiche Sociali del Campidoglio ha autorizzato l’apertura ma, denuncia l’associazione, mancano ancora le ‘determine’ delle Asl Rm1 ed Rm2 necessarie per ottenere i finanziamenti destinati dal servizio sanitario nazionale alle persone con questa patologia.

“In questi due anni e mezzo abbiamo pagato affitto e utenze senza poter utilizzare l’appartamento. Soprattutto abbiamo superato ostacoli, sia con il Comune sia con la Asl. Siamo delle famiglie che scelgono di investire di tasca propria per offrire servizi di qualità ai nostri figli ma ci troviamo di fronte a continui intralci burocratici”, spiega Francesca Trionfi, rappresentante dell’Associazione Oikos.

“Per i 5 ragazzi stiamo ancora attendendo – aggiunge – di avere la ‘determina’ dirigenziale della Asl necessaria per il finanziamento dei loro progetti individuali. Ci auguriamo che avverrà prima della inaugurazione, che sarà a febbraio”. La donna, e madre di una giovane ospitata in una delle strutture, sottolinea: “Nel nostro progetto non c’è alcuno scopo di lucro, siamo tutti genitori, tutto quello che arriva al livello di stanziamenti pubblici viene investito per la qualità di vita dei nostri ragazzi, che per loro è fondamentale. Fanno attività, piscina, cavallo, farli vivere insieme è risposta stupenda: mangiano, preparano cose, imparano l’uno dall’altro”.

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