Agli Internazionali di tennis va in scena la caduta degli dei 

AGI – L’edizione 2023 si avvia alla conclusione, alla fase calda, quella che poterà alla finale di domenica 21 maggio che decreterà il nuovo campione di Roma e già si può fare un bilancio. Sportivo. Per quello economico e di presenze ci pensa Binaghi a sottolineare che l’edizione dell’upgrade, con prezzi dei biglietti non proprio a buon mercato (per scelta), é da record. Proprio oggi ha aggiornato i numeri: circa 22 milioni di euro incassai e 286mila presenze al mercoledì, quando mancano ancora quattro giorni.

Torniamo all’aspetto sportivo. Gli Internazionali BNL d’Italia di tennis saranno ricordati per ‘la caduta degli dei’. Quest’anno, infatti, con i 96 giocatori più forti del mondo in tabellone (mancavano tra i primi solo Rafael Nadal e Matteo Berrettini) e con un italiano saldamente all’ottavo posto nel ranking mondiale, Jannik Sinner, era lecito aspettarsi un finale di torneo con i migliori (magari più l’altoatesino) in campo. E, soprattutto, si sognava finalmente la sfida generazionale Alcaraz-Djokobvic.

Invece nulla di tutto ciò. Il primo ad abbandonare a sorpresa è stato il neo n.1 del mondo Carlos Alcaraz al suo debutto a Roma. Per il 20enne spagnolo addirittura l’umiliazione della sconfitta da parte di un debuttante nei tornei Atp, la carneade ungherese Fabian Marozsan, n.135 del mondo, arrivato dalle qualificazioni. E per due set (6-3 7-6) al terzo turno. Oggi, ai quarti, una sorpresa altrettanto grande: la caduta del campione in carica Novak Djokovic per mano del ‘bad boy’ danese Holger Rune. Un’eliminazione ai quarti di finale che non gli capitava dal 2013. I due campioni sono quelli che, cadendo, hanno fatto il rumore più forte. A Roma, però, sono usciti anzitempo inopinatamente anche altri grandi protagonisti annunciati.

Sono usciti agli ottavi anche Andrei Rublev (n.6) col tedesco Yannick Hanfmann (n.101) e Jannick Sinner (n.8) con l’argentino Francisco Cerundolo (n.24). Altri big erano usciti anche prima: Taylor Fritz, Felix Auger Aliassime, Karen Khachanov. Per fortuna restano in corsa ancora i fortissimi Daniil Medvedev (n.3 del mondo), Casper Ruud (n.4), Stefanos Tsitsipas (n.5) e lo stesso Holger Rune (n.7), ma vedere che in semifinale non compare uno dei primi due giocatori del mondo sembra un’anomalia. Così come è assolutamente una novità non vedere in finale, per la prima volta dopo 19 anni, uno dei Fab Four: dal 2005 al 2022, infatti, il torneo di Roma è stato vinto 10 volte da Nadal, sei da Djokovic, una da Murray, mentre Federer è arrivato in finale senza vincere per tre volte. Ultima nota: solo una volta in 19 anni un tennista non facente parte dell’Olimpo dei Fab Four aveva vinto a Roma, Alexander Zverev nel 2017 su Novak Djokovic. Quest’anno però il tedesco è uscito agli ottavi per mano di Daniil Medvedev.

L’edizione 2023 dal punto di vista tennistico è caratterizzata anche dal trionfo di un colpo spesso sottovalutato, ma che sui campi di Roma, complice il maltempo e l’umidità, è diventato il più importante, soprattutto per chi non ha colpi troppo violenti in repertorio, il dropshot, la palla corta. Lo ha usato il carneade ungherese Fabian Marozsan per mandare fuori giri il prodigio Alcaraz. Lo ha fatto il pur bravo Francisco Cerundolo per innervosire e far ‘uscirè dalla partita Jannik Sinner. E lo ha fatto oggi il ‘bad boy’ Holger Rune per mettere a nudo in maniera irriverente i limiti fisici del 36enne Novak Djokovic. Il serbo, per la prima volta dopo 10 anni, si ferma ai quarti agli Internazionali d’Italia. E lo fa dopo aver fornito durante tutto il torneo prestazioni altalenanti e mostrando evidenti limiti di resistenza fisica. A Parigi si capirà se stiamo assistendo al declino naturale di un superman o se è solo un caso. Di fatto il 21 maggio, per la prima volta dalla finale del 2004 vinta da Carlos Moya (n.6 del mondo) contro David Nalbandian (n.5), non scenderanno in campo i soliti noti.

Segno che (forse) è davvero finita un’epoca. 

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