Boicottare il Kosovo è costato carissimo all’allenatore del Montenegro

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ALEX NICODIM / NURPHOTO

Un caso diplomatico scuote le qualificazione agli europei del 2020: il Montenegro ha esonerato il suo ct, il serbo Ljubisa Tumbakovic, dopo che venerdì sera si era rifiutato di andare in panchina nella partita contro il Kosovo. Il 66enne tecnico di Belgrado avrebbe subito pressioni dal suo Paese per boicottare la partita contro la repubblica a maggioranza albanese staccatasi nel 2008 dalla Serbia, che non l’ha mai riconosciuta.

Anche due nazionali montenegrini di origine serba che militano nella Stella Rossa di Belgrado, Filip Stojkovic e Mirko Ivanic, si sono chiamati fuori dalla sfida, giocata a porte chiuse a Podgorica, per i cori razzisti contro i giocatori inglesi, e finita 1-1.

La federcalcio della piccola repubblica ex jugoslava (Fcsg) ha definito il gesto di Tumbakovic una “spiacevole sorpresa” che “va contro i suoi obblighi professionali”. Il tecnico serbo, alla guida del Montenegro dal gennaio 2016, in passato ha allenato il Partizan Belgrado con cui ha vinto sei campionati e tre coppe nazionali.

“Cose che non hanno nulla a che vedere con lo sport hanno sconfitto lo sport e il calcio in questa occasione”, si legge nel comunicato della federazione. L’Uefa ha sempre tenuto Serbia e Kosovo in gironi di qualificazione diversi per gli europei ma capita che giocatori e tecnici delle due diaspore si trovino ad affrontare una nazionale considerata ‘nemica’ del loro Paese.

Ai mondiali in Russia del 2018 c’era stata grande polemica per il gesto dell’acqua bicipite, simbolo dell’Albania, mimato dai ‘kosovari’ Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri dopo le reti realizzate alla Serbia con la maglia della Svizzera.

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