Con 3 scimmie la Serie A fa autogol sul razzismo

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Tre scimmie per combattere il razzismo dilagante negli stadi e promuovere l’integrazione, la fratellanza e la multiculturalità: era questo l’intento dell’iniziativa della Lega Serie A, che però si sta trasformando in un nuovo autogol nella delicata partita contro le discriminazioni nel calcio, con le critiche piovute dagli stessi club e dai media internazionali.

Il trittico dell’artista Simone Fugazzotto, che dovrebbe essere esposta permanentemente nella sala assemblea della Lega, mostra tre scimmie in primo piano con il muso dipinto a rappresentare tre etnie: quella caucasica, quella africana e quella asiatica.

Un’associazione che molti hanno considerato di pessimo gusto: l’AS Roma su Twitter si è detta “molto sorpresa”. “Siamo consapevoli che la Lega voglia combattere il razzismo ma non crediamo che questo sia il modo giusto per farlo”, ha twittato il club giallorosso. Insomma, se il primate viene evocato dai razzisti pr offendere i calciatori di colore, per molti usarlo come simbolo dell’anti-razzismo è un controsenso. Sulla stessa lunghezza d’onda il Milan con un altro tweet: “L’arte può essere forte, ma siamo in totale disaccordo nell’utilizzare l’immagine delle scimmie come icona per la lotta al razzismo e siamo sorpresi dalla totale carenza di condivisione”.

Romelu Lukaku, l’attaccante belga dell’Inter in prima linea nella lotta al razzismo, ha fatto filtrare la sua critica parlando di “vergogna”. “Ogni volta che la Lega apre la bocca peggiora la situazione”, ha affermato Michael Yorkmark, ad di Roc Nation, l’agenzia che cura l’immagine dell’attaccante di Lukaku, “quelle immagini sono insensibili, imbarazzanti non solo per la Lega ma per i club in tutta Italia. È solo un’ulteriore indicazione della loro incapacità di capire il problema. Non hanno la minima idea di cosa fare in relazione al tema del razzismo nel calcio”. 

Fugazzotto, artista milanese famoso per le sue opere provocatorie, ha difeso così il suo lavoro: “Dipingo solo scimmie, come metafore dell’essere umano. La teoria evolutiva dice questo. Da qui parte tutto. La scimmia come scintilla per insegnare a tutti che non c’è differenza. Perché non smettere di censurare la parola scimmia nel calcio, ma rigirare il concetto e affermare invece che alla fine siamo tutti scimmie? Perché se siamo essere umani, scimmie, anime reincarnate, energia o alieni chissenefrega, l’importante è sentire un concetto di eguaglianza e fratellanza”.

L’eco della controversia ha varcato i confini nazionali approdando sulle testate di tutto il mondo, dal New York Times fino ad Al Jazeera. In Inghilterra il Sun si è chiesto se si tratti di uno scherzo e il Guardian ha parlato di una “burla malsana“. Il sito della Cnn l’ha definita un’iniziativa “oltraggiosa“.

Lo scivolone arriva una decina di giorni dopo che ad attirare le accuse di razzismo sul mondo del calcio italiano era stato un titolo in prima pagina del Corriere dello Sport, “Black Friday“, corredato con le foto di due giocatori di colore, Romelu Lukaku e Chris Smalling. Anche in quel caso erano piovute critiche dall’estero e gli stessi giocatori si erano ribellati. “Uno dei titoli più stupidi che abbia mai visto nella mia carriera – aveva commentato Lukaku. Così si continua ad alimentare la negatività e il tema del razzismo anziché parlare della bellissima partita che si giocherà fra due grandi club”. Sulla stessa linea Smalling: “È sbagliato e altamente indelicato. Spero che chi l’ha scritto si prenda le proprie responsabilità e comprenda il potere che ha in mano attraverso le parole e l’impatto che queste parole possono avere”. 

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