Cosa bisogna fare con una multa presa all’estero

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Huges Hervé / Hermis.fr / Afp

Un poliziotto francese eleva una multa

Con l’approssimarsi delle vacanze pasquali, quando milioni di italiani prenderanno la macchina per viaggiare anche all’estero, è bene ricordare la regola aurea per non incorrere in spiacevoli sorprese: le multe all’estero vanno pagate.

A stabilirlo è il “principio di reciprocità” sul riconoscimento delle sanzioni pecuniarie nei Paesi membri dell’Unione Europea, in vigore da marzo del 2016, che delinea il meccanismo di notificazione e riscossione stabilendo che valgono le regole del Paese che ha emesso la sanzione. In parole povere, “non rispondere alle comunicazioni ricevute da una polizia estera è una pessima idea – ha spiegato ad Agi Rebecca Berto, funzionaria del Centro Europeo Consumatori (Cec), che tra gli altri servizi si occupa proprio delle multe transfrontaliere -, le multe si pagano o si contestano, qualora ci siano validi motivi per farlo”.

La questione delle raccomandate

Nel corso del 2018 fino a oggi, il Cec Italia ha risposto a più di seicento richieste di informazioni, per lo più riguardanti contravvenzioni provenienti da Germania, Austria, Francia, Ungheria e Regno Unito. Tra queste, alcune riguardavano le proteste di cittadini italiani che intendevano ricorrere contro sanzioni ricevute in posta ordinaria, non ammissibili nel sistema italiano. A tal proposito l’intesa europea stipulata nel 2005 – ma recepita dall’Italia undici anni dopo -, stabilisce che valgono le leggi del Paese nel quale è avvenuta la contravvenzione. Stesso discorso vale per gli stranieri che contravvengono alle norme italiane. Allo stesso modo, l’intesa garantisce anche il diritto alla riscossione transnazionale, a garanzia che “nulla si frappone quindi più all’esecuzione di una contravvenzione stradale estera”, come si legge nel sito del Cec.

Cosa succede se si ignora la sanzione

Nel caso in cui il guidatore decidesse di ignorare la notifica ricevuta dalle autorità estere, la polizia del Paese nel quale è avvenuta l’infrazione trasmetterà il fascicolo all’Autorità giudiziaria del proprio Paese, la quale a sua volta ne chiederà l’esecuzione in Italia. A questo punto il trasgressore riceverà la notifica – in busta verde – che l’informa che si terrà una camera di consiglio presso la Corte d’appello di residenza e che seguirà la procedura del codice di procedura penale.

Non necessariamente previsti da tutti gli ordinamenti, anche i termini di prescrizione sono decisi dal Paese in cui è stata accertata la sanzione. “Per esempio le contravvenzioni sollevate in Portogallo hanno un termine di prescrizione di 5 anni e non è previsto un termine di decadenza per la notifica – spiega Berto -. Al contrario, in Romania le multe si prescrivono entro sei mesi dalla data di accertamento dell’infrazione e devono essere notificate al guidatore entro due mesi”.

In ogni caso, anche il ricorso è consentito, purché sia nel merito della sanzione. Le istruzioni per presentarlo sono normalmente incluse nella lettera che notifica l’infrazione, e spesso prevedono che questo avvenga nella lingua del Paese che ha accertato l’infrazione ed entro stretti termini. Come segnala il Cec, in Francia è anche possibile proporre il ricorso online in lingua italiana o tedesca. “Spesso la comunicazione della multa – ricorribile – viene preceduta da una prima comunicazione, contro la quale il ricorso non è proponibile. Questo è ad esempio il caso della c.d. Anonymverfügung austriaca che prevede una sanzione ridotta, se l’importo viene pagato entro un determinato termine”, si precisa sul sito del Cec.

L’eccezione svizzera

Confinante con l’Italia, la Svizzera non aderisce al principio di reciprocità sul riconoscimento delle sanzioni pecuniarie. Questo non vuol dire però che gli automobilisti possano farla franca oltre frontiera. Il Paese è noto per la sua efficienza e solerzia nel recapitare le notifiche di infrazione a casa dei trasgressori. Nel caso in cui questa dovesse venire ignorata, si tramuterebbe in una denuncia penale, secondo la legge svizzera. Questo porterebbe all’apertura di una rogatoria internazionale e al rischio di una convocazione da parte della giudiziaria, con conseguenti costi ben più importanti per la difesa legale, come riportato da TicinoNews. 

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