Dalle strade del Bronx all’Arco di Trionfo, storia della Breakdance e di chi l’ha resa grande

breakdance olimpiadi 

L’esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha accettato la proposta della commissione del programma olimpico per i Giochi di Parigi 2024 e ha così ammesso “provvisoriamente” 4 nuove discipline sportive, tra le quali spicca il breakdancing (danza sportiva in Italia definita col termine improprio di ‘breakdance‘, ma ormai di accezione comune anche grazie al film del 1984 di Joel Silberg, con Lucinda Dickey e Adolfo Quinones).

“La decisione finale dovrebbe essere presa solo alla fine del 2020”, ha precisato il presidente del Cio Thomas Bach. E così il Toprock, il Powermove, il Freeze o il Suicide, tecniche che hanno reso celebre questo tipo di danza, identificativa della cultura hip hop, presto potrebbero diventare termini noti a tutti.

La breakdance è una danza di strada creata dai teenager afro e latino-americani del Bronx di New York che prendevano parte alle feste organizzate nel 1972 dal dj giamaicano Kool Herc, il quale definì per la prima volta le persone che ballavano durante gli assoli di percussione come b-boy e b-girl (ovvero “breaks boy/breaks girl”).

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Sette ragazzi negli Anni ‘70

La nascita della breakdance, le cui origini sono incerte, si fanno risalire però alla fine degli anni Settanta, quando i giovani del South Bronx cominciarono ad includere nella danza movimenti “in piedi” e “a terra” senza seguire alcuna struttura, ispirandosi alla musica funk e ad artisti come James Brown.

Il docu-film del 2001 ‘The Freshest Kids‘ identifica i primi b-boy della storia in Klark Kent, The Amazing Bobo, James Bonf, Sau Sau, Tricksy, El Dorado Mike e The Nigga Twins.

I sette giovani coniugarono al proprio modo di ballare la rabbia e la violenza tipica del Bronx di quegli anni, flagellato da guerriglie tra gang che causavano centinaia di morti, soprattutto tra i giovani e le minoranze. All’inizio questo tipo di danza era considerato una “cosa da neri”, soprattutto perché la maggior parte degli ispiratori erano di colore, ma fu la trasmissione televisiva Soul Brain a continuare ad influenzare la breakdance, dando visibilità a moltissimi artisti e ballerini.

Tra le personalità che più hanno contribuito alla nascita dei b-boy spiccano James Brown, Sammy Davis Jr., Michael Jackson, Nicholas Brothers e il pugile Muhammad Ali. Gli stili di ballo della fancy dance e della salsa, i film di kung fu anni Settanta e la ginnastica artistica sono altri elementi che hanno contribuito alla nascita della breakdance.

Nel 1975, il dj portoricano Charlie Chase portò alla ribalta lo stile latino che influenzò la danza di strada con mosse tipiche della salsa e della capoeira, da cui derivano passi tipici quali il six step ed il track.

Negli anni Ottanta il gruppo di breakdancer Rock Steady Crew, composta dai b-boy Jimmy Lee e Jimmy Dee cominciò a reclutare nuovi ballerini dalla zona di Manhattan, come Ken Swift, Mr. Freeze e Lil Crazy Legs, e questo stimolò la nascita di nuovi gruppi, come i Dynamic Rockers. Questi ultimi furono i protagonisti della sfida contro i Rock Steady al Lincoln Center di New York nel 1981: si tratta della prima sfida di breakdance ad essere trasmessa via etere dalla ABC.

Un’altra città importante per la cultura di questa disciplina è Los Angeles, la quale non solo sviluppò la pratica delle powermove, che prevedono la rotazione attorno a una parte del corpo o la ripetizione veloce di una mossa, ma fu anche scenario di due film iconici, ‘Breakin‘ (1984) e ‘Breakin 2: Electric Boogaloo‘ (1985).

Flashdance sul Tevere

Dopo un periodo di calma negli anni Novanta, nel nuovo millennio le danze hip hop sono tornate alla ribalta in tutto il mondo e per gli appassionati di breakdance il punto di riferimento internazionale è il sito web Bboyworld.com.

Questo tipo di danza è cresciuto a dismisura anche fuori dai confini statunitensi, come in Germania, Francia, Sud Corea e Russia. In Italia la breakdance divenne popolare soprattutto grazie a ‘Flashdance’, il film del 1983 diretto da Adrian Lyne, ma fondamentale fu il sostegno di centri sociali come i romani Snia e Forte Prenestino e i bolognesi Livello 54 e Isola nel Kantiere.

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I nomi principali della “vecchia scuola” italiana sono Crash Kid (Massimo Colonna) di Roma, Maurizio “The NextOne” Cannavò di Torino, Carlo “DC Ace” di Pesaro, Scacio di Mantova, Luca “Led” Miniati di Firenze, Emilio e Marcella di Genova, Davide “Kid Head” di La Spezia, Roberto “PapaB” di La Spezia, Marco Sala di Ortona, Andrea “Tim” Di Antonio e Simone “Serio” Festelli di Roma e Snorky di Savona.

Gli Street Elite Genova, composti da Bboy Emilio, Bboy Giorgio, Corrado, Falcon e Roby Fastbreak, furono tra i primi gruppi italiani di spicco di breakdance verso la fine degli anni Ottanta. Negli anni Novanta, invece, nacque Battle of the Year (Boty), ovvero il contest di breakdance più famoso al mondo, vinto nel 1991 da Maurizio ed Emilio (crew Battle Squad) e nel 1995 da Kid Head e Crash Kid (crew The Family).

Dal 2003 esiste anche un contest italiano (Battle of the Year Italia) disputatosi sempre a Roma fino al 2014, quando si è spostato a Milano.

Tra i contest più famosi, che prevedono premi di portata internazionale, i più importanti sono Redbull BC One, Battle of the Year, UK B-Boy Championship, Circle Kingz, Freestyle session, The Notorious IBE, R-16, Born to the Floor, Chelles Pro Battle, Fluido Jam (Italia), International Bboy Games (Italia) e Hip Hop Connection (Italia).

In questi anni, luoghi pubblici come il Teatro Regio di Torino, il muretto a Milano, i portici di fronte al Longines in Piazza Piccapietra a Genova e la Galleria Colonna di Roma sono diventati punti di ritrovo per allenamenti e battaglie di b-boy italiani.

Nella Capitale, altri luoghi sono diventati centrali nella scena della breakdance, come il sottopassaggio di viale Regina Margherita, i portici di piazza San Giovanni Bosco, L’Air Terminal di Garbatella e il Foro dello Stadio Olimpico. Nel nuovo millennio, la scena italiana è stata animata da diversi festival organizzati autonomamente, come come B-boy Event, Hip Hop Connection e il già citato Battle of the Year Italia.

Le crew italiane

Tra le crew italiane in attività più rappresentative a livello nazionale e internazionale spicca la Break The Funk, quarta al Battle Of The Year International del 2004, l’Urban Force, primo gruppo italiano ad essere invitato ad un contest internazionale (l’Evolution ad Atlanta), Last Alive, Passo Sul Tempo, Todabeat, Funkobotz, Free Stepz, Raw Muzzles, The Fameja, Gunslingerz, Funk Warriorz, Bari Got Flava, De Klan, Urban Force, Wired Monkeys,Break Fast Team, Bandits, Ormus Force, Fusion, Natural Force, License To Chill, Know How Crew e Prisoners.

Le crew della “nuova scuola” che stanno dominando la scena negli ultimi anni sono Gamblers (Corea del Sud), Style Elements (Stati Uniti), Pokémon (Francia), Killafornia (Stati Uniti) e Rivers (Corea del sud).

Tra i b-boy più famosi del momento ricordiamo Adam Sevani, Phisicx, Cico, Taisuke, Lilou, Kid david, Hong 10, Keyz, Wing, Menno, Vicious Victor e Lilzoo. Tra gli italiani, invece, i nomi più importanti sono quelli di Mowgly, Kacyo, Noccio, Movycube, Boogie, Ibra, Paco, Imad Bk, Naz, Kaneki, Cibils, Elia, Kenjy, Lele, Goodcat, Snap, Bad Matty e Lexy.

Originariamente la breakdance si svolgeva solamente nei cosiddetti ‘cypher‘, ovvero cerchi di persone dove i b-boy si alternano per eseguire una sessione di ballo: all’interno del ‘cypher’ può nascere una sfida individuale o di gruppo (in gergo “battle”). Elementi essenziali per la buona riuscita di una performance sono poi il flow, ovvero il livello di padronanza nell’esecuzione dei passi in relazione al fattore espressivo, e l’attitude, ovvero l’atteggiamento e la fiducia di sé che indicano come un b-boy stia vivendo personalmente la propria sessione.

Per molti appassionati, la breakdance è un vero e proprio stile di vita e anche l’abbigliamento gioca la sua parte: capi con loghi e scritte simboleggianti la crew di appartenenza, cappelli a visiera o cuffie, magliette sportive, scarpe da ginnastica e tute di nylon.

Oltre a marchi quali Ecko Unlimited, Dickies, Tribal, Rocawear e Enyce, anche Adidas, Nike e Puma hanno segnato la storia della breakdance fornendo capi d’abbigliamento utilizzati dai b-boy di tutto il mondo.

Recentemente gli appassionati di questo tipo di danza hanno cominciato a reinterpretare il proprio stile, sfoggiandone anche altri più personali.

La breakdance è una disciplina a metà strada tra il ballo, in quanto strumento di relazioni sociali, e la danza, poiché implica in ogni caso molto studio e un duro allenamento.

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