In che modo i tennisti scelgono le palle migliori?

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DOMINICK REUTER / AFP

Novak Djokovic

Uomini e donne del tennis agli Us Open, come negli altri Slam, ricevono uguali premi. Ma, al di là dei match al meglio dei cinque set anziché dei tre, al di là della velocità di palla, Roger Federer e compagni si differenziano da Serena Williams e compagne anche per altri particolari. Perché ad esempio, prima di battere scelgono tanto accuratamente le palle da usare, a differenza delle donne?

La risposta più banale che ci darà un tennista è che cercano quelle più nuove, meno usurate, che viaggino più veloci delle vecchie, e rendano più difficile la risposta. Soprattutto, oggi, col livello sempre più alto che si è raggiunto nei primi colpi del game, cioè servizio e risposta. Anche se è scientificamente provato che le palle che sembrano migliori non sempre lo sono davvero. E che quindi il rituale sia più legato ad un’abitudine o forse a motivi scaramantici.

Uno senza peli sulla lingua come Andy Murray, a domanda specifica, ha risposto sincero: “Lo faccio perché lo fanno tutti gli altri, non perché in realtà ci siano davvero differenze fra una palla e l’altra”. Sottolineando il fattore routine ancor più di quello psicologico, cioè sulla maggiore tranquillità che si ha nel battere con una palla che si sente più piena, e quindi pericolosa, avendo controllato anche quel particolare, mettendosi la coscienza a posto ancora un po’. O anche per cercare quel pizzico di concentrazione in più, seguendo un rituale ripetuto negli anni.

Secondo il professor J. Magnus della Tilburg University olandese, in realtà la scelta si rinnova anche con la seconda di servizio, perché invece, per ragioni opposte, i giocatori scelgono la palla più sgonfia ed avariata, che li aiuti nell’esecuzione più sicura ed accurata, non di potenza, alla ricerca di una traiettoria più lenta e carica d’effetto.

Ma non è trascurabile anche il fattore superstizione, molti giocatori vogliono rigiocare con la stessa palla che gli ha appena dato il punto (primo fra tutti, il super-battitore Goran Ivanisevic, e fra le donne Conchita Martinez), il fattore fisico, per rifiatare un attimo di più fra un punto e l’altro, e quello tattico, alla ricerca cioè di quel pizzico di riflessione in più prima di scaricare tutta l’adrenalina nel colpo e anche spezzare il ritmo all’avversario.

Che cosa dicono i tennisti professionisti?

L’ex n. 1 del mondo, Juan Carlos Ferrero, spiega: “Dopo un lungo scambio la palla si deforma comunque, il raccattapalle, ovviamente non la scarta, te le ridà tutte, ma è meglio evitare di giocare il servizio proprio con quella”. Con Rafa Nadal che puntualizza: “Io non gioco mai due punti di fila con la stessa palla”. Il numero 1 di oggi, Novak Djokovic, che ha mille superstizioni, chiarisce: “La selezione della palla segna anche il corso del punto immediatamente successivo, nella mia testa ne sono assolutamente convinto”.

Roger Federer, finge di fare una scelta molto veloce, ma in realtà ha l’occhio acuto come quando sceglie un angolo di tiro: “In generale, per la prima di servizio scelgo quella più nuova fra le tre che chiedo al raccattapalle da scegliere. Ma cerco anche di avere tutte le palle più o meno usate uguali”. Jo Wilfred Tsonga ammette che quel rituale è un comportamento ossessivo compulsivo. “Anch’io lo faccio, ma la differenza fra le palle non è mai così decisiva”.

Una tesi sposata anche da Jason Collins, direttore generale mondiale del famoso brand di palle Wilson. Nel ricordare che le palle in uso sono sei, vengono cambiate dopo i primi sette games e poi dopo nove.

E le donne?

 Al di là della diversa indispensabilità di efficienza della prima di servizio, rimane un po’ inevasa la domanda sul perché, invece, le tenniste donne non facciano una ricerca così accurata delle palle per la battuta. Eccezion fatta, forse, per le sole sorelle Williams che servono quasi come un uomo. Ebbene, intanto, le palle dei due tabelloni dello stesso Slam, pur dello stesso costruttore, sono diverse. Anche se ovviamente sono delle stesse, identiche, dimensioni (Type 2).

A New York, gli uomini usano le extra-duty version, col logo della casa in nero e la scritta Us Open in rosso, le donne adoperano le regular-duty, dai colori inversi. Quelle delle donne sono leggermente più lucide con fibre più  corte, e sono anche un più veloci. Perché quelle dei maschi, più resistenti per gli impatti più violenti, diventano anche più soffici per via delle fibre e quindi anche meno veloci. Come aveva verificato il grande battitore Usa, Andy Roddick, chiedendo inutilmente di poterle utilizzare. Ma quanto resisterebbero le palle delle donne nelle mani degli uomini? 

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