La favola delle gazze saudite. Il Newcastle sogna la Premier

AGI – Con la sesta vittoria consecutiva in Premier League, il Newcastle United di proprietà saudita ha lanciato ufficialmente la sua sfida alle sei grandi d’Inghilterra per un posto in Champions League ma anche per il titolo. La squadra allenata da Eddie Howe, imbattuta da agosto, si è issata sia pure temporaneamente al secondo posto grazie al successo per 3-0 sul campo del Leicester City. “Possiamo fare qualunque cosa”, ha commentato il 45enne tecnico ex Bournemouth, “la stagione è abbastanza giovane per avere tutte le possibilità. Voglio che i nostri tifosi ci credano capaci di qualsiasi impresa”. 

La svolta nell’ottobre 2021

La svolta per le Magpies, le gazze come è soprannomiato il club del nord dell’Inghilterra, è arrivata nell’ottobre del 2021 con l’arrivo del Public Investment Fund (Pif). Il fondo sovrano saudita che fa capo direttamente al principe ereditario Mohammad bin Salman ha rilevato il Newcastle United Football Club (Nufc) dal magnate inglese Mike Ashley quando languiva nei bassifondi della Premier.

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© Bruce White / Colorsport / DPPI via AFP 

Joe Willock festeggia dopo aver segnato con Miguel Almiron 

Grazie all’avvento in panchina di Howe al posto di Steve Bruce e agli aiuti dal mercato di gennaio, il club ha chiuso all’11mo posto. Finora sono stati spesi 210 milioni di sterline tra gli acquisti di Kieran Trippier, Chris Wood, Bruno Guimaraes, Dan Burn e Matt Targett a gennaio, e di Nick Pope, Sven Botman e Alexander Isak questa estate.

Luna di miele con i tifosi

I fan bianconeri sono in piena luna di miele e i 52mila posti del St.James Park fanno registrare ripetuti ‘sold out’.
I più ottimisti guardano all’ascesa del Manchester City, comprato nell’agosto 2008 da Sheikh Mansour e trionfatore quattro anni dopo in Premier League sotto la guida di Roberto Mancini (con una progressione dal decimo all’ottavo al quinto posto). Il club, però, nonostante il patrimonio da 430 miliardi di euro del fondo Pif, ha scelto una linea cauta, senza spese folli da ‘instant team’. L’orizzonte per la conquista della Premier League è di 5-10 anni, ha spiegato la comproprietaria, Amanda Staveley

Una squadra di talenti emergenti

Così si è puntato su talenti emergenti o comunque non ancora del tutto affermati: è il caso del 22enne difensore olandese Sven Botman, campione di Francia col Lille, o del 23enne attaccante svedese Alexander Isak, comunque pagato 70 milioni. A gennaio arriverà dall’Australia il promettentissimo attaccante 18enne di origine egiziana Garang Kuol. Gli ingaggi sono sul livello di Aston Villa e West Ham, non dell’olimpo inglese. In compenso tutti i giocatori stanno rendendo al meglio: l’attaccante paraguayano Miguel Almiron, autore dello stupendo secondo gol a Leicester, è già arrivato a quota nove in 16 presenze eguagliando il totale nelle quattro stagioni precedenti in bianconero.

Piccoli passi

Per ora Pif non ha assicurato nuove entrate a parte il regolare ‘sold out’ del St.James’ Park: l’unico contratto di rilievo è quello con Noon per lo sponsor sulle maniche che frutterà 7,5 milioni di sterline a stagione. Portare il titolo della Premier league sulle rive del fiume Tyne resta un miraggio che i bookmaker quotano a 25 volte la posta, ma a questo punto un piazzamento Champions è più che una possibilità. 

Le polemiche

L’exploit del Newcastle fa arricciare il naso a molti per le ombre attorno alla proprietà saudita. A novembre un gruppo di tifosi del Newcastle che contesta a Riad il mancato rispetto dei diritti umani​​​​​ dei migranti stranieri, dei dissidenti e della comunità Lgbtq, ha denunciato di aver ricevuto minacce e offese da account social riconducibili al regime saudita. I membri dell’assocazione “NUFC Fans Against Sportswashing” sarebbero stati definiti razzisti e minacciati di aggressione fisica.

A far discutere è stata anche la scelta della terza maglia, bianca con i bordi e lo stemma verde, identica a quella della nazionale dell’Arabia Saudita. Per Amnesty International “è la chiara prova della potenza dei petroldollari e della determinazione del Regno saudita a fare ‘sportwashing'”, a lavare cioè con lo sport “le sue brutali e sanguinose violazioni dei diritti umani”. Buona parte della calorosa tifoseria bianconera, però, non ne vuol sapere e si è schierata con la proprietà saudita accusando chi la critica di tifare in realtà per gli arci-rivali del Sunderland.

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