La questione di ‘genitore 1 e 2’ o ‘padre e madre’ sui documenti

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Foto: AGF 

 Carta d’identità elettronica

Ci sono talvolta dettagli nelle notizie che svelano più di quel che appare. “Torna la dicitura ‘padre’ e ‘madre’ nel modulo per la richiesta della carta d’identità per i minori” è l’incipit di un “taglio basso” di pag. 14 de Il Messaggero. Insomma, viene eliminata la dicitura generica “genitori” alla quale il Garante della privacy si era opposto per gli effetti ritenuti “discriminatori”.

Nell’articolo si legge che “alla fine – come aveva annunciato qualche mese fa – il ministro Matteo Salvini è andato avanti con il progetto di modifica, nonostante le tante polemiche e le critiche alla decisione. Scompare la parola ’genitori’ (…) che “prevede la sostituzione del termine con ‘padre’ e ‘madre’ ogni qual volta si presenti nel decreto che predispone le ‘modalità tecniche di emissione della carta d’identità elettronica’. E ora il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale”. A novembre, quando aveva proposto il reintegro della doppia dicitura, Salvini si era preso il “no” deciso sia dell’Anci sia del Garante della privacy e pure del M5s, gli alleati di governo. “Nonostante le opposizioni, il leader leghista si è lanciato nella battaglia: ‘Noi andiamo avanti, non c’è privacy che tenga’” aveva scandito. A che pro?

Lo ha raccontato lui stesso in un’intervista rilasciata al giornale cattolico online La Nuova bussola, che il Messaggero riprende in parte: “Mi è stato segnalato che su sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre’. È un piccolo segnale – aggiunge il titolare del Viminale – ma farò tutto quello che è possibile e che è previsto dalla Costituzione. Difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna”.

Per Il Giornale ”Il decreto che ripristina i ruoli biologici” e così ora “il Viminale ha cancellato così le diciture introdotte il 23 dicembre 2015 con il governo di Matteo Renzi per evitare “discriminazioni” per le cosiddette famiglie arcobaleno”.

Il Messaggero aggiunge anche che” in quella stessa occasione il vicepremier aveva sollevato un’altra questione, ed era quella riferita alla trascrizione da parte dei comuni dei bambini nati grazie alla pratica dell’’utero in affitto’, possibile all’estero, e sulla quale si è detto assolutamente contrario. “Ci stiamo lavorando – aveva dichiarato – ho chiesto un parere all’avvocatura di Stato, ho dato indicazione ai prefetti di ricorrere. La Lega è per la libertà di educazione, per il diritto alla vita, per la difesa della famiglia naturale. L’obiettivo che mi pongo da qui fino a fine governo è di introdurre il concetto di quoziente familiare, in modo di premiare la natalità”.

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