La storia del preside suicidatosi a Venezia

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Foto: LEEMAGE / Afp 

Piazza San Marco (Venezia)

Il liceo Marco Polo di Venezia, una delle scuole superiori più note e affermate in città, oggi è aperta regolarmente nonostante proprio oggi fosse stato indetto uno sciopero per protestare contro alcune novità introdotte dal preside Vittore Pecchini. Lo sciopero è stato però cancellato a seguito del più tragico e imprevedibile dei lutti: il preside, messo all’angolo da continue proteste, da mesi di lamentele, critiche, assemblee e picchetti contro la sua gestione, ha deciso di togliersi la vita. Tra sabato e domenica Vittore Pecchini, 57 anni, una moglie e due figli, una vita da giramondo alle spalle tra viaggi, vela e immersioni subacquee, si è tolto la vita ingurgitando un mix di farmaci.

“Era una bravissima persona – ha raccontato all’Agi una dipendente dell’istituto che ha preferito restare anonima – io non volevo partecipare allo sciopero di oggi, ne parlai proprio con il vicepreside che mi aveva garantito che mi avrebbe dato le chiavi per entrare. Purtroppo le persone troppo sensibili vengono sopraffatte, ti mettono sotto i piedi, c’è un brutto clima in questa scuola… Non voglio dire che sono stati loro ad ucciderlo ma c’è un brutto clima”. Giovedì scorso il preside aveva anche partecipato al collegio docenti e aveva parlato serenamente non lasciando trasparire nulla delle sue intenzioni. “C’erano molti docenti contro di lui purtroppo” ha continuato la dipendente.

A dare la notizia in un stringato comunicato è stato il vicepreside Paolo Favorido, amico personale del preside, ancora oggi sotto shock per l’accaduto. Il preside gestiva 8 scuole del centro storico di Venezia.

La vicenda, leggiamo sul Corriere, “era iniziata due mesi fa, quando il preside aveva proposto l’accorpamento delle classi terze e quarte del liceo classico, formandone da 27-28 studenti, per far fronte al nuovo anno scolastico. La cosa aveva subito suscitato lo scontento di genitori e studenti, questi ultimi già costretti in aule troppo piccole e che avevano visto togliersi gli spazi dei laboratori, come l’aula informatica, dove ora si svolgono le lezioni con i computer ancora all’interno di scatoloni”.

“Venivano contestate al preside sia la sottovalutazione delle norme di sicurezza, sia il suo conflitto d’interessi nell’acquisizione dalla Città Metropolitana di una nuova sede a Sacca Fisola, sull’Isola della Giudecca, dal 2015 destinata al Marco Polo (all’indirizzo musicale per l’esattezza), per l’altro istituto di cui era a capo, il Venier-Cini”, prosegue il quotidiano “una questione che, anche dopo aver visto l’intero Consiglio Comunale lo scorso 17 aprile dalla parte di studenti, insegnanti e genitori, era rimasta sospesa, culminando nello sciopero e nella manifestazione di fronte all’ufficio scolastico regionale prevista per oggi e poi annullata dopo la tragedia”.

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