L’inchiesta di Report sulla strage di Capaci ha portato la Dia in casa di un giornalista

AGI – Perquisizione della Dia su mandato della procura di Caltanissetta presso l’abitazione dell’inviato di Report Paolo Mondani e la redazione del programma. Ad annunciarlo, con un post su Facebook, il conduttore Sigfrido Ranucci. Il giornalista non è indagato e il motivo della perquisizione – dice Ranucci – sarebbe quello di “sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di lunedì sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentat”o. Gli investigatori sono alla ricerca di  atti e testimonianze anche su telefonini e pc”.

“Sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degli interrogatori da lui resi, al pubblico ministero e ai carabinieri, il collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, citato nella trasmissione, “non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie” afferma il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca a propositro delle perquisizioni.  Le affermazioni circa di Lo Cicero che sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci e anticipare di alcuni mesi la cattura di Salvatore Riina, aggiunge il magistrato, “Sono del tutto destituite di fondamento”.

“Questa procura ha già espresso il proprio convincimento circa la sussistenza di mandanti e concorrenti esterni nella strage di via D’Amelio, chiedendo nel processo per depistaggio la condanna degli imputati con la contestata aggravante di mafia, riguardante la finalità di coprire le alleanze di alto livello di Cosa nostra in quel periodo. Tuttavia, le difficilissime indagini che possono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate a elementi di fatto solidi e riscontrati” sottolinea il procuratore di Caltanissetta,.

Così la procura di Caltanissetta smentisce quelle che definisce “notizie che possano causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto”. Proprio per verificare “la genuinità delle fonti” la procura ha disposto una perquisizione a carico di un giornalista di Report.

Secondo quanto accertato dall’ufficio giudiziario, prosegue il procuratore di Caltanissetta, De Luca, “in una occasione, il giornalista avrebbe incontrato il luogotenente dei carabinieri in congedo Walter Giustini, non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso del giornalista in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa procura”.

Per il magistrato “è necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura a Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Tale accertamento è tanto più rilevante in considerazione dell’importanza che Giustini attribuisce a tale documentazione, nonché a seguito delle contraddittorie versioni fornite da quest’ultimo in materia di comunicazione nel 1992 delle informazioni da parte dell’Arma all’autorità giudiziaria di Palermo”.

Ma resta la gravità di una perquisizione in casa di un giornalista per scoprirne le fonti. “Suscitano perplessità e sconcerto” scrive Stampa Romana, “Ci chiediamo se questa iniziativa della magistratura, pur in presenza di una novità rilevante sulle vicende di Capaci, sia tuttavia compatibile con la tutela del segreto professionale. La tutela delle fonti, l’inviolabilità dei luoghi dove si svolge il lavoro di una intera redazione e degli strumenti di lavoro – aggiunge Asr – sono beni preziosi costituzionalmente garantiti sui quali si fonda non solo il giornalismo ma anche il diritto/dovere di informare l’opinione pubblica”. 

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