“Salvini ha la stessa mentalità del presidente Trump”, dice Richard Gere

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HO / PROACTIVA OPEN ARMS / AFP

Richard Gere

“Sentite, è una sfida. Può essere risolta se ci si siede al tavolo e si discute con raziocinio e generosità. Non è un problema soltanto dell’Italia, ma della Spagna, della Grecia, di tutta Europa. L’Occidente ha grandi responsabilità, che affondano anche nel passato, su questa tragedia. Avete sentito il Papa? Non sono numeri ma hanno volti, nomi, storie. Io le ho ascoltate”.

Richard Gere si trovava in vacanza in Toscana quando ha telefonato a Riccardo Gatti, il capo missione della Open Arms al largo di Lampedusa, per salire a bordo della nave dei migranti, racconta oggi in un’intervista con il Corriere della Sera. E al ministro dell’Interno Salvini che gli ha obiettato “perché Richard Gere non si porta a casa a Hollywood i rifugiati?”, l’attore americano risponde con pacatezza: “Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le lor o storie, i lor o traumi familiari, cambierebbe la sua visione. Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica”. Diversamente da quanto fatto, ad esempio, dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta, che “ho ammirato”, dice invece Gere, perché “lei questo caso non può separarlo dalla sua coscienza”.

Tuttavia l’attore si dice “sicuro” che Salvini “non è come si presenta in pubblico” perché “avrà una famiglia, figli, genitori”, solo che “vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso”.

Se poi l’Italia sia più tollerate degli Stati Uniti come afferma Salvini lui non saprebbe dirlo con esattezza, sa solo – invece – che tutto “il mondo ha gli stessi problemi” e che negli Usa ci sono “rifugiati da molti paesi dall’America centrale”. Quel che semmai gli sembra poter dire e che ha potuto notare è che il ministro dell’Interno italiano “ha la stessa mentalità del presidente Trump”, tanto che lui stesso l’ha soprannominato e lo chiama “Baby Trump” perché “usa la stessa ignoranza in senso radicale” ed entrambi “fanno leva su paura e odio”.

Che fare, allora? “Dobbiamo fermare Trump”. E in che modo? Semplice: “Nominando un altro presidente”, perché “Trump non è così popolare” e “secondo i sondaggi il 60 per cento della popolazione lo disapprova”, tanto più che “i repubblicani non sono la maggioranza del paese”.

Si può dire la stessa cosa anche per l’Italia? Ovvero, esistono due Italie?, chiede l’intervistatore. “Credo di sì”, risponde Gere andando con il pensiero al “grande cuore” degli italiani, alla loro “gioia di vivere” anche se non si nasconde che “qualcosa è cambiato negli ultimi anni” ma non solo in Italia del resto: “Avviene in Ungheria, Polonia, Gran Bretagna e America naturalmente” dove “i leader politici stanno manipolando le menti facendo emergere il lato oscuro del dramma del nostro tempo”. “La vita – chiosa l’attore – può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore” e Obama “era stato bravo a tenere unite le comunità”.

Leggi qui l’intervista integrale sull Corriere della Sera

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