Uno sciame sismico tormenta da ore le Marche

AGI – Danni “lievi” e molta paura, tanto da far tornare l’incubo del terremoto del 2016: uno sciame sismico tormenta l’Italia centrale e una parte di quella settentrionale da questa mattina, quando un sisma di magnitudo 5.7, con epicentro al largo delle Marche e una profondità di circa 7 km, ha fatto sentire la propria potenza lungo tutta la costa dell’Adratico e, verso l’interno, fino a Firenze e a Roma. Dopo la prima scossa, alle 7.07, ne è arrivata una, cinque minuti dopo, di magnitudo 4.4, più o meno con lo stesso epicentro, in mare a 30 km davanti a Pesaro.

Poi, una successione di oltre una cinquantina, che si e’ protratta almeno fino alle 13.30, con una scossa di 3.9 alle 13.10.

La distanza dell’epicentro dalla costa è di 30 km, ma la scossa è stata avvertita anche in Friuli e in Veneto. “Dalle prime verifiche risultano danni lievi in alcune località, ma squadre dei vigili del fuoco proseguiranno i sopralluoghi nel corso della giornata”, ha spiegato la Protezione civile.

“Per eseguire le opportune verifiche di agibilità – ricorda – sono stati chiusi i plessi scolastici e sulle linee ferroviarie interessate dal terremoto, l’Adriatica tra Rimini e Varano, l’Ancona-Pesaro tra Falconara e Jesi e la Rimini-Ravenna tra Gatteo e Cesenatico, sono state svolte attività di ricognizione. Alle ore 12 è stata riaperta la circolazione ferroviaria. Le stesse attività di verifica sono state avviate e concluse sulla rete stradale e autostradale. La regione Marche ha inoltre attivato i volontari di protezione civile a supporto della popolazione”.

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“È stata una scossa violenta e lunghissima”, hanno raccontato in tanti, colti al mattino mentre si preparavano per andare al lavoro o portare i figli a scuola. “Ero a casa, sveglio da poco: abbiamo tutti ricordi di quanto è successo anni fa (il terremoto del 2016 e 2017, ndr). La prima preoccupazione e’ stata quella di attivare la vigilanza e mettere la città in sicurezza”, ha detto il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo, che ha parlato di “ore di attesa e di paura, perche’ possono registrarsi nuove scosse”.

“Al momento – scrive in una nota il presidente Conferenza episcopale marchigiana (Cem), monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia – si lamentano distacchi di stucchi e lesioni in alcune chiese nella zona di Senigallia e Pesaro. Di concerto con le Prefetture, i sacerdoti stanno svolgendo le prime verifiche in tutte le chiese aperte e segnalano ai vigili del fuoco eventuali problemi”.

Papa Francesco, ha proseguito Marconi, “ha chiesto notizie e garantito la sua vicinanza alla popolazione colpita prima dall’alluvione ed ora dal terremoto”. L’area colpita e’ nota ai sismologi e geologi come un’area sismicamente attiva.

“A riprova di ciò – ha spiegato Andrea Billi, dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche – si ricordano almeno due terremoti simili nella storia delle Marche: la sequenza sismica del primo semestre del 1972 con terremoti fino a magnitudo circa 4.7 ed il terremoto, sempre nell’Anconetano, di magnitudo circa 5.7 del 23 dicembre 1690.

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Il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli 

“Sembra che il terremoto si sia verificato in un arco di tempo piuttosto prolungato – ha detto il geologo Enrico Gennari – il che ha permesso un rilascio di energia distribuito nel tempo.

Questo aspetto è sicuramente positivo, perché non ha portato al verificarsi di un picco eccessivamente forte. In questa fase è ovvio che il sentimento prevalente sia la paura – commenta l’esperto – specialmente perche’ le Marche hanno gia’ sofferto parecchio a causa degli eventi sismici. L’allarmismo, però, non è mai positivo in queste situazioni, per cui si spera che le scosse registrate non saranno seguite da altri sciami”.

La zona tra Pesaro e Senigallia “è notoriamente interessata da eventi sismici importanti – ha continuato – ma purtroppo non abbiamo ancora strumenti in grado di prevedere efficacemente il rischio di terremoti. Credo sia importante preparare la popolazione alla giusta percezione del rischio, ma senza diffondere panico e terrore”.

“I terremoti in quell’area sono cosa molto nota: per fortuna questa mattina la ‘forza’ si è scaricata e attenuata in mare – ha affermato Gianluca Valensise, sismologo dell’Ingv, che mette tuttavia in guardia da un altro problema in fatto di gestione del territorio: “Per decenni sulla costa Adriatica si e’ costruito senza regole antisismiche”. 

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