Auto investe alcuni cinghiali, 2 morti e 1 ferito sull’A26

Gravissimo incidente stradale questa notte nel tratto novarese della A26, al Km 139 sulle corsia in direzione Gravellona tra l’allacciamento con l’A4 all’altezza di Biandrate e lo svincolo di Romagnano Sesia – Ghemme. Intorno alle 3 e 40 del mattino un’auto su cui viaggiavano tre persone ha investito due grossi cinghiali che stavano attraversando la carreggiata. L’urto è stato violentissimo, e la vettura è volata fuori strada: due dei passeggeri sono morti e il terzo ha riportato ferite classificate in codice giallo. 

Distruggono i raccolti, si affacciano nei centri urbani e a volte interferiscono addirittura con la circolazione: la presenza di cinghiali su tutta la Penisola ha raggiunto da tempo il punto di guardia, e la crescente densità di popolazione di questi animali rischia di essere un pericolo sia per gli umani che per loro stessi. Già la sera del 22 gennaio il treno regionale Pistoia Montecatini ne aveva investiti due, morti sull’impatto. Ma il problema è sempre più comune vicino alle città, come nel caso di Roma, dove ormai gli abitanti di alcune zone si sono rassegnati alla loro presenza. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), gli agricoltori e la Coldiretti hanno lanciato l’allarme, ma la risposta da parte delle istituzioni in molti casi non è sufficiente o efficace.

“Dagli anni sessanta l’area boscata è raddoppiata su tutto il territorio, e questo contribuisce alla diffusione degli ungulati, che seguendo l’alveo del fiume o le fasce verdi si possono ritrovare in piena zona urbana”, ha spiegato ad Agi Fiore Serrani, tecnico faunistico.

Le popolazioni di cinghiali, cervi e caprioli sono aumentate costantemente: l’abbandono delle coltivazioni in ambiente montano, che ha interessato oltre due milioni di ettari di superficie agricola negli ultimi venti anni, la diminuzione delle attività di caccia e l’aumento delle aree protette ne hanno favorito significativamente la diffusione. Ma l’elemento forse più importante è stato proprio il costante aumento di superficie forestale nel Paese. Dal 1990 a oggi questa è cresciuta costantemente, fino a coprire il 34,7% del territorio nazionale (corrispondente a ben 10.467.533), e creando un habitat particolarmente favorevole alla presenza di animali selvatici.

Secondo i dati forniti dalla Banca dati ungulati dell’ISPRA, nel periodo 2005-2010 i cinghiali presenti in Italia sono aumentati del 50-60%, i caprioli sono passati da 425.000 a 455.000, e i cervi da 63.000 a 68.000. Su questi dati c’è da dire però che, per quanto riguarda i cinghiali, potrebbero addirittura essere sottostimati. A differenza di caprioli e cervi, il cinghiale non viene censito in modo uniforme e regolare in tutte le regioni.

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