Battisti ha ammesso per la prima volta i 4 omicidi per cui era stato condannato

Terrorismo Battisti

Alberto PIZZOLI / AFP
 

 Cesare Battisti all’arrivo a Ciampino

Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio dopo quasi 40 anni di latitanza, ha ammesso per la prima volta, davanti al pm di Milano, Alberto Nobili, di avere commesso i 4 omicidi che gli sono stati imputati. È avvenuto sabato, quando è stato interrogato in carcere dal pm Alberto Nobili. Durante l’interrogatorio di sabato, Battisti si è scusato per il dolore provocato alle famiglie delle vittime, ha riferito Nobili durante una conferenza stampa a Milano.

Secondo l’ex terrorista, “la lotta armata ha impedito lo sviluppo di una rivoluzione culturale sociale politica che, nata dal movimento del ’68, sarebbe stata assolutamente positiva e avrebbe portato il paese a un progresso culturale sociale e politico, impedito dal passaggio alla lotta armata”, avrebbe detto ancora Battisti.

“Quella di Cesare Battisti è stata una sorta di dissociazione da quella che all’epoca riteneva una guerra giusta”, hanno spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco e il pm Alberto Nobili. Battisti ha inoltre ammesso tre ferimenti e la militanza nei Pac (Proletari Armati per il Comunismo). In passato, aveva sempre respinto le accuse, anche di fronte a verdetti non più appellabili. 

Chi erano le vittime di Battisti

Cesare Battisti deve scontare in Italia quattro condanne all’ergastolo perché mandante o esecutore materiale di altrettanti omicidi compiuti in 10 mesi tra il 1978 e il 1979. L’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, arrestato lo scorso 13 gennaio in Bolivia dopo una latitanza di quasi 40 anni tra la Francia e il Sud America, ha ora ammesso le sue responsabilità per quei delitti. Ricostruiamoli: 

  • Antonio Santoro, maresciallo degli agenti di custodia di Udine, fu ucciso da Battisti il 6 giugno 1978. Santoro era accusato dai Pac di maltrattamenti ai danni di detenuti, in seguito ad inchieste giornalistiche specie del quotidiano Lotta Continua, che lo accusarono di abuso d’ufficio e abuso di potere. Pietro Mutti, collaboratore di giustizia ed ex militante ai Pac, testimoniò che Battisti e Enrica Migliorati (anche lei dei Pac) attesero la vittima davanti all’uscio di casa fingendosi fidanzati. Poi al sopraggiungere di Santoro, Battisti gli sparò alle spalle tre colpi di cui due mortali alla nuca. Nel volantino di rivendicazione, intitolato Contro i lager di Stato, i Pac scrissero che l’istituzione carceraria andava distrutta perché “ha una funzione di annientamento del proletariato prigioniero” e di “strumento di repressione e tortura”. 
  • Il 16 febbraio 1979, nel giro di poche ore, furono uccisi il gioielliere Pierluigi Torregiani a Milano (suo figlio Alberto venne colpito nella sparatoria dal padre per errore e perse l’uso della gambe) e il macellaio Lino Sabbadin a Mestre. Entrambi erano ritenuti dai Pac​ responsabili della morte di due rapinatori a cui avevano sparato per difendersi. Per il delitto di Torregiani, Cesare Battisti fu condannato in quanto mandante e ideatore. Nel caso Sabbadin fu accusato di aver fornito “copertura armata”. Il figlio del macellaio, Adriano Sabbadin, raccontò che a sparare al padre per primo fu Diego Giacomini, terrorista veneziano, ma poi Battisti “lo colpì di nuovo quando era già a terra; fecero allontanare i clienti e poi spararono ancora. Crivellarono mio padre senza alcuna pietà”. 
  • Andrea Campagna, agente calabrese della Digos di Milano, fu ucciso il 19 aprile 1979 con cinque colpi di pistola nella zona della Barona. Fu freddato di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata, mentre si accingeva a salire in auto per accompagnare il futuro suocero al lavoro. Una telefonata al Secolo XIX rivendicò l’omicidio a nome dei Proletari armati per il comunismo definendolo un “torturatore di proletari” anche se in realtà l’agente svolgeva mansioni da autista presso la Digos. Di questo delitto Battisti venne accusato di essere stato l’esecutore materiale insieme a Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin e Gabriele Grimaldi. 

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