Battute, ‘offese’ e tanto affetto. La partita social di Panatta e Bertolucci

AGI – Dritto tagliente e rovescio graffiante, servizio potente e risposta sul corpo. Paolo Bertolucci e Adriano Panatta sono tornati a darsele di santa ragione. No, stavolta non c’entrano nulla i campi da tennis. Non c’entrano neanche i tornei dello Slam, la tanto amata terra rossa o le schermaglie in trasferta con la nazionale italiana.

Lo scenario di questa “bonaria” lotta, perché i due ex campioni azzurri si vogliono bene per davvero, è lo strano ring di Twitter. Panatta e Bertolucci, in pochi mesi, sono diventati come ‘Gianni e Pinotto’, ‘Stanlio e ‘Ollio’ o ‘Sandra e Raimondo’ ma nello spazio di 280 caratteri e qualche foto. Una coppia artistica di fatto, consacrata dai ‘meme’ di un pubblico sempre più largo e appassionato.

Un pubblico che assiste, divertito, come se fosse seduto al Foro Italico o sotto il palco di Zelig. Sposta lo sguardo a destra aspettando la ‘battuta’ di Adriano. Poi gira il collo è attende la ‘ribattuta’ di Paolo. A volte gli scambi si prolungano per più giorni, altre volte durano il tempo di uno scatto verso la rete e di una precisa volée. Definire il punteggio di questa partita estiva è complicato e forse, in fin dei conti, eleggere un vincitore non interessa a nessuno.

La partita inizia il 9 luglio. Panatta compie gli anni, ben 72 candeline da spegnere. “Nonne di tutta Italia ricordatevi di fare gli auguri al vecchio Panatta. Oggi è il suo compleanno!”. La stilettata di Bertolucci sembra un servizio di Berrettini. Dritto al cuore, dove fa più male.

Il 27 luglio, pochi giorni prima del compleanno del rivale, arriva la replica. Il profumo di vendetta si sente chiaro.  “Volevo ricordare a tutti che il 3 agosto è il compleanno di Paolo Bertolucci. Vorrei fargli un regalo e sono indeciso tra: maxi confezione di pannoloni; apparecchio Amplifon; 10 scatole di Prostamol; salvavita Beghelli. Si accettano consigli…”. Sembra una risposta anticipata e letale, come quelle di Jannik Sinner o Carlos Alcaraz.

Il 3 agosto, però, arriva per davvero e Panatta rincara la dose. Ma stavolta è Bertolucci a continuare lo scambio. È un game più lungo, fatto di colpi più eleganti, ma altrettanto efficaci. Sembra di vedere giocare Lorenzo Musetti. “71 anni fa, a Forte dei Marmi, nasceva Paolo Bertolucci; un giocatore di grandissimo talento (insomma….) e con un rovescio rimasto nella storia del tennis (adesso non esageriamo….). Grande doppista (più o meno) e vincitore della Coppa Davis (ma ‘ndannavi senza di me?)”.

Sguardo a destra, poi a sinistra. “Incredibile come si sia rovesciato il mondo! Tutti devono sapere che Sono diventato un buon doppista nonostante avessi di fianco quella pippa di Adriano Panatta”. La pallina rimandata al mittente. Ma solo per poco. “Che reazione scomposta, hai accusato il colpo eh?”. E ancora: “Ho sempre volteggiato mai nessuno mi aveva dato dello ‘scomposto’”.

Destra, sinistra. Sinistra, destra. L’unica certezza è che la pallina non finisce mai in rete. La partita tra i due è ancora in corso. Si alternano al servizio ma, per fortuna, non cambiano mai campo.

Bertolucci e Panatta sono tornati alla ribalta delle cronache grazie alla docuserie di Sky ‘Una squadra’ sul dream team che ha vinto la Coppa Davis 1976. L’opera di Domenico Procacci ha riscontrato un grande successo di critica e pubblico svelando un lato sconosciuto, o forse semplicemente rimasto sopito, dei quattro tennisti azzurri che a Santiago del Cile scrissero la Storia. E non solo dello sport.

Chi lo ha visto, però, è rimasto sorpreso dalla capacità espressiva, dall’intesa, dalla voglia di raccontare una vita fatta di successi e cadute di Panatta e Bertolucci. “Una volta mi ha detto che mi considera suo fratello. Sono rimasto molto colpito”, ha confessato Panatta in un’intervista al Corriere e all’amico Sandro Veronesi.

È l’indizio che si trasforma in prova. I due non bluffano. Non si fa fatica, allora, a capire che questo loro ‘nuovo dialogo’,  declinato sapientemente tra innocue offese e ricordi di vita, è il modo perfetto per suggellare un legame costruito negli anni. Un legame che oggi viene offerto, sotto forma di uno sketch senza regole, agli occhi di un pubblico enorme e che, per fortuna, non ha età.

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