Coprono di falsità un familiare poi assolto 4 volte, maxi condanna per calunnia 

AGI – La calunnia è un venticello, ma talvolta può inferocirsi fino a diventare una bufera. Come nel caso di un uomo  processato per otto anni dal 2012  e innocente per quattro volte. Per averlo trascinato in questa epopea giudiziaria, marito e moglie, a cui il bersaglio delle accuse era legato da vincoli di parentela, sono stati condannati per calunnia a un anno e otto mesi (pena sospesa) col rito abbreviato e a un risarcimento da determinarsi in sede civile, con una provvisionale di 60 mila euro. Un verdetto così sferzante è raro per questo tipo di reato.

Protagonista della vicenda un sessantenne ragioniere milanese, difeso dall’avvocato Barbara Indovina, vittima di contestazioni ingiuste, provenienti dal suo entourage familiare. Dalla richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Paola Biondolillo, letta dall’AGI,  è possibile ricostruire l’intricata vicenda.  La sorella e il cognato, condannati dal gup di Milano Daniela Cardamone, sono stati indagati per calunnia perché lo avevano denunciato per stalking e, per essere  più convincenti,  avevano consegnato ai carabinieri lo sportello della casella postale dell’ufficio di lei sul quale risultava incollata una striscia di carta con la la scritta ‘str…’, attribuita al denunciato, poi assolto nel processo col rito abbreviato ‘perché il fatto non sussiste’. 

Un’altra denuncia infondata era arrivata dal padre e dalla sorella che avevano accusato il figlio (e, rispettivamente, fratello) di avere aggredito fisicamente e verbalmente il genitore. Per questo episodio, che poi si è accertato essere inventato, il  padre aveva chiesto di dichiarare il figlio ‘ingrato’ per escluderlo dalla linea di successione.  Il procedimento per calunnia nei confronti del padre si è estinto perché, nel frattempo, è morto. La sorella  era indagata per falsa testimonianza per avere dichiarato di avere assistito all’aggressione mai avvenuta, reato che, nella sentenza, è stato ‘assorbito’ dal giudice in quello di calunnia.  Il pm aveva chiesto il processo per falsa testimonianza anche nei confronti di  un uomo anziano, estraneo alla famiglia,  sempre nell’ambito del procedimento iniziato dal padre per la falsa aggressione, unico imputato a essere assolto.   

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