Denunciare paga. Una lezione che arriva da Roma

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 Agi

  Il Roxy Bar alla Romanina devastato a giugno scorso

Per la mafia romana, compresa quella che mirava alla corruzione e non alla violenza fisica, è stata una giornata pesantissima, una ‘caporetto’ da esaltare per rendere giustizia a tutte quelle vittime che, in silenzio, non hanno avuto il coraggio di denunciare. 

Quelle vittime silenziose, che emergono nelle operazioni di polizia, quelle donne e uomini che avevano paura e non credevano in una reazione forte dello Stato, adesso hanno la prova che la giustizia esiste, che quelle zone franche non ci sono più e che nessuno è al di sopra della legge. Neanche i cosiddetti “intoccabili”.

L’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, è stato condannato a 6 anni di reclusione (un anno in più rispetto alla richiesta della procura) per corruzione e finanziamento illecito. Alemanno, che era sulla graticola dal mese di dicembre del 2014, subito dopo una perquisizione domiciliare ebbe la notifica dell’avviso di garanzia per concorso esterno nell’associazione di stampo mafiosa denominata ‘Mondo di Mezzo’ (mediaticamente conosciuta come ‘Mafia Capitale’).

Cadde l’accusa di mafia, ma rimasero le altre gravissime accuse per cui Alemanno è stato condannato. In primo grado, ovviamente ma aveva alla base i suoi rapporti con Carminati e Buzzi. I due ras condannati, per mafia, in appello. Nessuno è al di sopra della giustizia.

Così come la risposta, celere e fondamentale, è arrivata con la condanna dei Casamonica per il raid dell’aprile scorso al Roxy Bar. In quel caso il barista rumeno ci “aiutò a casa nostra”, denunciando la vile aggressione, subita anche da una disabile, prima di devaste – tanto per gradire – l’intero locale della Romanina.

Antonio Casamonica e i fratelli Di Silvio non intesero rispettare la fila e cominciano ad insultare i baristi “rumeni” e i clienti. Una signora disabile li invitò a moderare suoni e toni. La buttarono a terra e cominciarono a colpirla con le cinghie dei pantaloni. Quasi tutti i presenti uscirono a capo chino, senza neppure tentare di fermare la furia della banda, ma Roxana e il marito non hanno taciuto, li contrastarono, urlarono e li cacciarono dal locale.

Pene pesanti che fanno comprendere come la mafia a Roma, da tempo, ci sia, ed è purtroppo anche autoctona. Va ricordato che, in un quartiere periferico come quello della Romanina dove in pochi denunciavano, furono i cittadini rumeni, poi premiati dal Presidente della Repubblica, a rompere il muro di omertà.

La loro storia di coraggio è stata, soprattutto, una scelta di campo. 

Loro che si sentono italiani e sognano, un giorno, di ottenere la nostra cittadinanza. La giustizia gli ha ripagati, adesso tocca alle Istituzioni seguire l’esempio del Presidente della Repubblica: la cittadinanza italiana per meriti straordinari.

Perché la mafia, se la denunci, puoi sconfiggerla. Anche la giustizia delle aule di Tribunale ce lo ha mostrato. Nonostante chi, in tutti questi anni, ha fatto finta di non vedere.

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