I colori delle Olimpiadi sfidano la grigia paura del covid

AGI – Costume simile ad ‘Arlecchino’ quello della Malesia; sudafricani in versione “safari” e brasiliani in infradito. Anche queste sono le Olimpiadi, viste attraverso la cerimonia di apertura. Nazioni esotiche, nazioni che visitarle sarebbe il sogno di una vita, nazioni a noi più vicine, nazioni segnate da conflitti interni e dove la libertà è ancora  lontana.

Ha colpito l’Austria, maglietta rossa e ‘Lederhosen’ (pantaloni corti di pelle). Un po’ pacchiana la Germania che per una sera si è trasformata in un Paese caraibico con scarpe fosforescenti. Sempre originali le delegazioni di Paesi a noi lontani come Tonga e Tuvalu oppure quella del Kirghizistan senza escludere i caftani delle delegazioni che s’affacciano sul Golfo Persico o di tante africane.

Insomma, le Olimpiadi estive di Tokyo sono, finalmente, realtà. Da sabato via alle competizioni nel segno della speranza per un mondo unito dallo sport nel solco dei valori olimpici e per esorcizzare il virus del Covid. Quel virus carico di morte che oltre un anno fa aveva fermato il mondo e stoppato il movimento olimpico costringendolo a prendere una decisione senza precedenti in 126 anni di storia: posticipare i Giochi olimpici.

Tokyo 2020 ora è realtà. Il fuoco di Olimpia arde nel braciere acceso dalla tennista Naomi Osaka, ultima tedofora, e illuminerà i Giochi fino all’8 agosto quando con la cerimonia di chiusura il testimone passerà a Parigi 2024. In mezzo ci sono oltre due settimane che si preannunciano spumeggianti, intense e che riserveranno emozioni e sorprese.

La dichiarazione ufficiale, quella storica, quella che ogni volta fa venire i brividi, “dichiaro aperti i Giochi di Tokyo” è stata pronunciata al termine di una cerimonia durata quasi quattro ore dall’imperatore del Giappone, Naruhito, presente in tribuna d’onore. La cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, seppur senza pubblico e caratterizzata da un elevato tasso di umidità, è sempre un momento di unità, di pace e, perché no?, mai come quest’anno di tante riflessioni. 

Appena iniziata la cerimonia, fuori dallo stadio Olimpico centinaia di persone, i ‘No Games’ si sono radunati per protestare contro lo svolgimento dei Giochi. La polizia per arginare i manifestanti ha chiuso anche una famosa via del commercio.

Nel suo intervento il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, rivolgendosi anche al popolo giapponese, ha detto: “Gli atleti olimpici stanno inviando un clamoroso messaggio di speranza al nostro fragile mondo”. Per poi aggiungere “finalmente è arrivato il momento, gli atleti dei Comitati olimpici nazionali di tutto il globo e la squadra dei rifugiati del Cio si sono uniti per Giochi Olimpici davvero senza precedenti perché saranno diversi a causa del coronavirus”.

Come sempre il momento più festoso, più colorato, più seguito e applaudito, è stata la sfilata delle nazioni partecipanti che attraverso le divise e i costumi indossati dagli atleti mettono in evidenza culture e modi di vivere.

Un mondo che sfila in uno stadio, una cartolina e uno spot che solo lo sport sa regalare. Ad aprire le danze come tradizione e’ stata la Grecia, terra natia dei Giochi olimpici moderni (correva l’anno 1896). Seconda delegazione a sfilare, la squadra dei rifugiati olimpici del Comitato Olimpico Internazionale.

L’alfabeto giapponese ha consentito che l’Italia sfilasse tra le prime, per 18/a su 206 nazioni presenti. A guidare gli azzurri all’interno dello stadio Olimpico due campioni olimpici di spessore appartenenti, di discipline che non avevano mai fornito l’alfiere: Jessica Rossi del tiro a volo ed Elia Viviani del ciclismo su pista.

A salutare dalla tribuna d’onore i 110 azzurri, elegantissimi con la tuta bianca e il tricolore riportato in forma circolare sul petto, tra gli altri, il sottosegretario con delega allo Sport, Valentina Vezzali (lei è stata portabandiera a Londra 2012), e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Tra motivi legati alla pandemia e agli impegni agonistici, non poteva essere presente la totalità dei qualificati azzurri, che è di 384, numero record. Tra i sei alfieri della bandiera olimpica anche la pallavolista azzurra Paola Egonu.

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