Il Kentucky Derby vinto al… Var. Anche Trump protesta

ippica galoppo Kentuky Derby

Ne faranno sicuramente un film. Prima o poi ne verrà fuori anche qualche verità clamorosa, anche scomoda, magari, straordinariamente scomoda.

Sicuramente, il Kentucky Derby 2019, la famosa corsa dei purosangue inglesi di tre anni, una delle più famose del mondo, “i due minuti più veloci dello sport”, datata addirittura 1875 all’ippodromo Churchill Downs di Louisville (Kentucky, Usa), rimarrà nella storia.

Quella del 4 maggio è stata la prima assegnata con la prova TV, dopo che i giudici hanno guardato i replay e, dopo venti minuti di studio, hanno squalificato il cavallo che era arrivato primo.

Il paradiso è una casa di campagna

La corsa sui 2,011,98 metri, la numero 145 della saga che, vista l’età dei concorrenti può essere vinta una sola volta, è stata appassionante, ed è stata dominata fino all’ultima curva da uno dei favoriti, Maximum Security, “Massima sicurezza”. Il quale, però, contravvenendo al suo nome, proprio al momento di lanciare lo sprint, dopo la maratona nel fango, ha allargato troppo, danneggiando la linea degli inseguitori, War of Will e Long Range Toddy. Dopo di che ha tagliato il traguardo come primo dei diciannove tre anni in gara.

Ma, dopo la visione della moviola, ha lasciato il primo posto del podio al ben più anonimo Country House. Dal nome già più dimesso, “Casa di campagna”, che però così ha raggiunto l’imprevedibile paradiso.

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Sovvertendo il pronostico che lo dava vincente soltanto 65 a 1. Concedendo a Bill Mott, proprietario e allenatore di Country House (jockey Flavien Prat), la famosa ghirlanda di rose per il suo cavallo, una bella fetta dei circa 3 milioni di dollari da dividersi fra i primi cinque classificati e il microfono per il commento di rito: “E’ stata una vittoria dolce-amara, ma il nostro cavallo ha corso molto bene e il nostro jockey è stato molto bravo».

Mentre Gary West, proprietario di Maximum Security, ha minacciato un ricorso: «Penso che sia la squalifica più oltraggiosa nella storia delle corse di cavalli».

Immaginatevi la scena, con gli appassionati, praticamente tutti scommettitori, fermi, sotto la pioggia, in attesa del verdetto dei giudici. Che ha poi punito il n. 7, Maximum Security, condotto da Luis Saez, per “interferenza”, premiando il secondo arrivato, il n. 20, Country House.

Parliamo di 150mila persone presenti all’ippodromo, più tutte le altre incollate davanti alla tv, a casa, nei bar, nelle agenzie di scommesse.

Parliamo di una nazione sconvolta dal primo intervento esterno, tecnico, video, in 145 anni, che decide una corsa selvaggia, durissima, ambitissima come questa classica del galoppo.

L’immancabile tweet dalla Casa Bianca

Il polverone alzato dai giudici è stato talmente alto che ha richiamato l’attenzione persino del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il quale ha criticato via tweet la decisione.

“Non è stata una cosa bella. Dopo una gara così dura e piena di cadute, così bella da guardare, su una pista così bagnata e complicata. Solo in questi giorni senza correttezza politica – ha cinguettato il Presidente portando così acqua al suo mulino, mentre cerca di dribblare l’impeachment – si può verificare un simile capovolgimento: il miglior cavallo non ha vinto il Kentucky Derby, non ci è andato nemmeno vicino”.

Nessun cavallo era stato squalificato subito dopo essersi aggiudicato la corsa di cavalli più importante d’America. “Dancer’s Image” aveva perso il titolo a tavolino nel 1968 dopo l’antidoping. Vedremo che combinerà il vincitore a sorpresa del Kentucky Derby nella seconda tappa del “Triple Crown”, la triplice corona, che comprende il 18 maggio il Preakness Stakes e l’8 giugno il Belmont Stakes.

Solo tredici cavalli hanno centrato la triplice, Justify ci è riuscito l’anno scorso. Di sicuro, chi ha puntato i suoi dollari su Country House, lo gratificherà ancora.

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