Il numero dei lupi in Italia è aumentato troppo?

AGI – Il tema dei lupi, del loro effettivo numero e reale pericolo creato ad allevamenti e centri abitati, torna periodicamente all’attenzione della politica. Era stato lo stesso ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ad intervenire sull’argomento, il 5 novembre scorso a Bolzano. A margine dell’incontro con il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, e il segretario politico della Svp, Philipp Achammer, il ministro aveva dichiarato: “Noi dobbiamo proteggere le specie in via d’estinzione ma non incrementare le specie che possono essere dannose per allevatori e produzione nazionali“.

Per poi aggiungere: “È evidente che se 30 anni fa alcune specie erano in via di estinzione (riferimento a lupi e orsi, ndr), oggi sono sovrabbondanti, quindi bisogna affrontare il problema con pragmatismo e senza ideologismi che hanno, invece spesso reso impossibile attivita’ virtuose come allevamento e agricoltura e tutto quello che vi e’ connesso come filiera”.

Dichiarazioni che sono suonate come una apertura all’abbattimento selettivo dei lupi e hanno sollevato le critiche dell’Enpa, secondo cui “dal censimento Ispra emerge una situazione molto diversa da quella descritta dal ministro dell’Agricoltura, che rappresenta un Paese in balia dei lupi. Quello che colpisce è che ad alimentare il clima di paura sono proprio i rappresentanti di quei territori dove il lupo è meno presente“.

Il Wwf se l’è invece presa direttamente con Bruxelles. Lo scorso 24 novembre, infatti, il Parlamento Europeo – si legge in una nota dell’associazione ambientalista – ha adottato una proposta di risoluzione congiunta che chiede di declassare lo status di protezione dei lupi ai sensi della Convenzione di Berna.

La risoluzione approvata non ha effetti immediati, ma è un primo pericoloso passo verso una gestione cruenta del conflitto tra lupo (e altri grandi carnivori) e attività umane, e va contro le evidenze scientifiche, che sottolineano come prelievi e abbattimenti non rappresentano una strategia efficace per diminuire le predazioni sul bestiame domestico, né per mitigare il conflitto o migliorare l’accettazione sociale dell’opinione pubblica”.

Tant’è che adottando questa risoluzione, puntualizza il Wwf, “gli eurodeputati scelgono soluzioni che vanno non solo contro il lupo e la biodiversità in genere, ma anche contro gli allevatori stessi” perché “il lupo viene identificato come causa primaria della crisi del settore zootecnico, colpito invece da problemi socio-economici ben più importanti (crollo del prezzo del latte e competizione con mercati stranieri in primis) di cui il Parlamento Europeo dovrebbe farsi carico”.

L’approvazione di questa risoluzione e il possibile declassamento dello stato di protezione del lupo, per l’associazione ecologista, “minano dunque nelle fondamenta il successo faticosamente raggiunto, ed è pericolosa perché diffonde soluzioni semplicistiche e inefficaci soluzioni, invece di concentrare attenzioni e investimenti nella strada della coesistenza”. Il dibattito continua. 

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