Il wrestling, il ring che da maschile si fa femminile

Il wrestling? Uno sport assolutamente maschile, meglio “macho”. Eppure il proprietario dei Los Angeles Lakers crede che Wow-Women of Wrestling possa essere un motore dell’emancipazione femminile. Tanto che le sue lottatrici, conosciute come “supereroine”, stanno aprendo nuovi orizzonti nello spazio storicamente occupato dagli uomini.

Ne scrive il New York Times che racconta come dalla fine degli anni ’90 a inizio 2000, al culmine della cultura pop del wrestling, le lottatrici erano rappresentate principalmente come “oggetti sessuali”. Etica che si è poi tradotta nella World Wrestling Entertainment (Wwe), dominata essenzialmente dagli uomini, la parte preponderante in un settore in cui Wow sta cercando di affermarsi. Una rivoluzione di genere. E se Vince McMahon è stato a lungo Ceo e presidente della Wwe, da luglio tutto è cambiato, da quanto sua figlia Stephanie McMahon è diventata presidente e co-amministratore delegato del colosso dell’intrattenimento globale, quotato in borsa.

Il segno della svolta la immortala in questa dichiarazione la Mrs. Buss, 61 anni, cresciuta seguendo suo padre, il dottor Jerry Buss, un chimico che ha fatto fortuna investendo nel settore immobiliare, e che nel 1979 ha acquistato i Lakers, i Los Angeles Kings della Nhl e il ring conosciuto come il Forum: “È stato davvero importante che Wow mostrasse le donne che lottano e per come combattono le proprie battaglie”, ha detto la signora Buss. “Sono tutte disposte a difendere ciò in cui credono e a lottare per questo. E penso che sia questo il messaggio che voglio che le giovani donne vedano seguendone l’esempio”.

Mrs. Buss dal 1999 ha assunto il ruolo di vicepresidente esecutivo con i Lakers e non molto tempo dopo la morte di suo padre, nel 2013, è diventata anche presidente della squadra. Arrivando a licenziare suo fratello Jim, allora vicepresidente esecutivo del basket, e vincendo una battaglia legale con l’altro fratello, Johnny, rivendicando l’intero controllo della società.

“Dall’inizio della sua ottava stagione il 18 settembre, la prima con un accordo di syndication – scrive il Times – Wow ha registrato una media di 258.000 spettatori in 10 incontri, il 50% dei quali erano donne nella fascia demografica tra i 18 ei 49 anni. Lo spettacolo di punta della Wwe, Smackdown, che va in onda il venerdì alle ore 20 su Fox, ha registrato una media di 2.163 milioni di spettatori nel terzo trimestre di quest’anno, con il 41% di spettatori femminili in quella fascia demografica”.

Adesso Women of Wrestling “non è in vetta allo share tv come il World Wrestling Entertainment o All Elite Wrestling, la società gestita dal miliardario Tony Khan”, osserva il quotidiano Usa, ma “sta superando Impact Wrestling su Axs Tv, probabilmente la terza più grande compagnia di wrestling negli Stati Uniti”, anche se Brandon Thurston, l’editore di Wrestlenomics.com, ha notato che Axs era disponibile già in circa 39 milioni di famiglie, circa la metà delle case via cavo”. Insomma, nel confronto Wow è “disponibile in tutte le famiglie degli Stati Uniti con cavo e viene trasmesso in syndication nel fine settimana tramite stazioni di proprietà Cbs, Sinclair Communications, Nexstar Broadcasting, Hearst Television, etc.. Oltreché in Australia e Canada.

Che dire? “La signora Buss ha il suo bel da fare in uno spazio in cui le donne sono ancora in inferiorità numerica rispetto agli uomini e con la maggior parte delle più grandi star femminili del paese in Wwe e Aew”, chiosa il Times.

Anche nel wrestling americano le donne sono destinate a diventare maggioranza.

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