La Juve non è l’unica squadra sotto ricatto degli ultrà, dice il questore di Torino

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Matteo Ciambelli / NurPhoto

I Drughi, gruppo ultrà della Juventus

Blitz della Polizia di Stato di Torino, coordinata dal Gruppo criminalità organizzata della procura, nei confronti delle frange ultrà della Juventus. Nell’ambito dell’operazione denominata “Last Banner”, la Digos di Torino ha eseguito 12 misure cautelari nei confronti dei capi e dei principali referenti dei “Drughi”, di “Tradizione-Antichi Valori”, dei “Viking”, del “Nucleo 1985” e di “Quelli.. di via Filadelfia”, indagati a vario titolo per associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.

Compiute anche 39 perquisizioni con la collaborazione delle Digos di Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella, nei riguardi di 37 fra i principali referenti dei gruppi ultrà in questione (ed anche del “N.A.B. – Nucleo Armato Bianconero”), indagati nell’ambito della stessa indagine.

I capi ultrà della Juve avevano, secondo la Procura, “posto in essere una precisa strategia estorsiva” nei confronti della società bianconera. Strategia di cui esistono “incontrovertibili elementi probatori”. E’ quanto emerso dalle indagini della Digos durate oltre un anno e partite da una denuncia presentata dalla stessa Juventus.

In particolare – spiegano gli investigatori – “l’interruzione, alla fine del campionato 2017/18, di alcuni privilegi concessi ai gruppi ultrà ha infatti determinato, sin da subito, una ‘reazione’ dei leader storici che, hanno definito una capillare strategia criminale per ‘ripristinare’ quei vantaggi soppressi ed affermare nuovamente la posizione ‘di forza’ nei riguardi della Juventus”.

Accertata anche la “capillare attività” dei “Drughi” per recuperare centinaia di biglietti di accesso allo stadio per le partite casalinghe del club, “avvalendosi di biglietterie compiacenti sparse su tutto il territorio nazionale”. 

“E’ stata un’indagine lunga e paziente, che ha portato risultati importanti, ha trasformato la conoscenza generica in precise prove di precisi reati attribuibili a determinate persone. Non a un gruppo indistinto. Le indagini servono a questo, a raccogliere prove a carico di precise persone da portare davanti a un giudice” ha affermato il procuratore di Torino Paolo Borgna.

Questa attività potrebbe essere replicata anche in altre realtà sul territorio nazionale. Questa è la prima volta che singoli reati vengono contestati a singole persone. Il quadro che è emerso da questa indagine sicuramente non può essere un unicum che riguarda la Juventus” ha detto il questore di Torino, Giuseppe De Matteis. “Potrebbe essere” ha aggiunto “che anche in altre parti del territorio nazionale ci siano dei rapporti assimilabili a quelli che abbiamo riscontrato”.

L’indagine, ha spiegato il questore, “apre un canale investigativo che può essere un precedente per altre attività, perché non credo che questa sia l’unica situazione esistente sul territorio nazionale di contiguità tra il malaffare e il mondo deviato della tifoseria“.

“Gli arrestati sono persone che hanno fatto della violenza uno stile di vita” ha dettoil procuratore aggiunto Patrizia Caputo. “I simboli dell’estrema destra ritrovati sono un aspetto marginale. Siamo di fronte a persone con uno stile di vita violento. Il tifo è un pretesto. Si tratta di persone che sono state arrestate non perché commettevano reati fuori dallo stadio, ma all’interno, ai danni della Juventus”.

In particolare, si verificano estorsioni ai danni di tifosi. “Ci sono persone – ha spiegato Caputo – che si sono viste allontanare dai posti regolarmente pagati, con spintoni e reazioni violente. Questi personaggi violenti non si fermavano neppure davanti alla presenza di bambini”.

“Gli arresti sono il risultato di una brillante operazione della Polizia di Stato di Torino che ha potuto contare sulla denuncia fatta dalla società bianconera. Un aspetto, questo, che merita di essere sottolineato perché troppo spesso il rapporto tra certe frange del tifo e le società di calcio non è stato trasparente e corretto” sottolinea  il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti. “Crediamo che questa ulteriore indagine “continua Lacquaniti” confermi ancora una volta che dietro gli estremisti del tifo calcistico si celino vere e proprie aggregazioni criminali e che debba essere definitivamente bandita ogni forma di tolleranza nei confronti di chi cerca di nascondersi come fenomeno di folclore. Ci sono ancora troppi segnali inquietanti nel mondo del calcio, come la faida che si sta consumando all’interno della curva nord dell’inter, così come l’omicidio del capo ultras della Lazio maturato in ambiti criminali”. 

“Ribadiamo la necessità” conclude il portavoce dell’Anfp “che l’impianto normativo costruito in questi anni non arretri nelle misure a carico di certi professionisti del disordine e del malaffare e auspichiamo che anche la giustizia sportiva favorisca le forme di collaborazione tra le società e le forze dell’ordine al fine di eliminare quelle zone che non possiamo più definire d’ombra ma che sono terra di conquista per vere e proprie forme di criminalità organizzata”.

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