Lindsay Vonn è troppo rotta per continuare

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Tiziana FABI / AFP

 Lindsey Vonn

Nella “sua” Cortina d’Ampezzo che l’ha vista trionfare ben 12 volte in carriera, Lindsey Vonn ha messo fino alla sua carriera sciistica che l’ha vista centrare ben 82 vittorie in Coppa del mondo, a sole quattro dal primato assoluto dello svedese Ingemar Stenmark.

La 34enne sciatrice americana dopo non aver concluso il supergigante ha lasciato il parterre dell’Olimpia delle Tofane di Cortina con le lacrime agli occhi. E potrebbe essere stata l’ultima partecipazione ad una gara di Coppa che anticipa così l’annunciato ritiro di fine stagione. “Il dolore è troppo grande, dovrò pensare se abbandonare lo sci, non volevo chiudere così”, ha detto la Vonn. 

La stella più brillante della bandiera Usa

E’ la più vincente della storia a stelle a strisce. Ma è anche molto di più dei numeri e dei record. Intanto, è una bellissima donna col sorriso da attrice e le cicatrici del guerriero. Che, ostinato, dopo ogni sgambetto della fortuna, si rialza sempre e comunque, per abitudine, per orgoglio, per un sogno, e riparte, affamato di riscatto.

Una highlander che s’ispira a Roger Federer e considera l’età un numero, una convenzione. Nata a Saint Paul, in Minnesota, il 18 ottobre 1984, si è trasferita ancora bambina a Vail, città di nascita della rivale Mikaela Shiffrin. A soli 16 anni ha esordito nel mondo agonistico: una carriera di successo (un titolo olimpico, tre mondiali e oltre 137 podi in coppa del mondo) che però è stata costellata da diversi infortuni che non le hanno permesso di conquistare più vittorie. a novembre si è infortunata in un allenamento di superG.

Una Lindsey tutta rotta

Un infortunio di fine 2016 aveva messo in forse la sua partecipazione alle Olimpiadi di Peyongchang, in Corea del Sud, come già le era successo a Sochi. Dopo l’ennesima, rovinosa, caduta, in picchiata, in allenamento, i chirurghi le avevano inserito una placca e una dozzina di viti nel braccio. Lindsey ha lavorato otto ore al giorno per recuperare al meglio e prima possibile il nervo, con una dedizione propria solo dei grandissimi e un pensiero fisso: “Puoi cercare di gestire i rischi quanto vuoi, ma alla fin fine resta uno sport pericoloso”. “Malgrado i tanti infortuni la mia passione per lo sport non è mai cambiata fin da quando ho otto anni. E continuo, finché mi diverto e non devo usare troppo “cerottoni” per tenere insieme il mio corpo“.

Così, stringendo i denti, imponendosi una impressionante “full immersion” quotidiana in palestra, Lindsey in Corea del Sud c’era andata. “Questa non è un’Olimpiade qualsiasi, l’ho aspettata per otto, lunghi, anni, ricordo quant’ero delusa e devastata e frustrata quando ho dovuto rinunciare a Sochi. Ho atteso troppo quest’altra occasione. Ora devo concentrarmi sono su come arrivarci in salute e in fiducia: basterà per giocarmi le mie chances”.

Gli amori di Lindsey

Ha superato i pettegolezzi, gli amori tormentati (dal primo marito che le ha regalato il cognome di battaglia, Vonn, a Tiger Woods), le pressioni più forti: “Essere la più forte non è un lavoro facile, ma l’importante è dare sempre il massimo. È una questione mentale”. 

Presente a Cortina per salutare la grande Lindsey, la campionessa olimpica in carica di discesa libera Sofia Goggia, pronta a ritornare alle gare dopo l’infortunio di inizio stagione. Sofia all’arrivo ha atteso la Vonn con un mazzo di fiori salutandola con un abbraccio. 

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