Lo scontro Raggi-Di Maio sulle case ai rom raccontato dai giornali

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Prima i romani. “Raggi va a casa dei rom. L’ira di Di Maio”. È il titolo di pag. 10 ma anche il sottotitolo dell’apertura della prima pagina del Corriere della Sera, dedicata tutta al “caso Siri”. Il nuovo caso, invece, è quello della famiglia rom di Casal Bruciato, periferia di Roma, alla quale il Comune ha assegnato una abitazione, e per la quale vanta diritti, sollevando la pesante rivolta del quartiere.

Ed è anche il titolo d’apertura di molti quotidiani: “L’autogol”, presumibimente della Sindaca per Il Messaggero. “Raggi sfida i fascisti, Di Maio l’abbandona” titola così la prima pagina la Repubblica. “I fascisti assediano i rom, la Raggi ci matte la faccia: 5Stelle spaccati” è il titolo al centro della prima pagina de Il Fatto Quotidiano. “Rom, i romani sono furiosi: inseguono la Raggi col forcone” soffia Il Giornale.

La sindaca prende e va a vedere. E “per un’ora e venti è rimasta in quella che è a tutti gli effetti la nuova casa di Imer Omerovic e della sua famiglia, al secondo piano del palazzo in via Sebastiano Satta 20, a Casal Bruciato. Ha parlato con loro, li ha fatti incontrare con altri inquilini delle case popolari che vivono nello stesso edificio. E all’uscita — ma anche al suo ingresso, in tono minore—ha subito la peggiore contestazione da quando è diventata sindaca. Virginia Raggi, protetta da un drappello di poliziotti in assetto antisommossa che a fatica l’hanno accompagnata fino all’auto, è stata inseguita, contestata, insultata — con pesanti frasi sessiste lanciate quasi esclusivamente dalle donne del quartiere—e infine costretta ad allontanarsi in maniera precipitosa” si legge nella cronaca del Corriere della Sera. Aggiungendo: “Questa famiglia ha diritto alla casa e non andrà via. I rom rimangono a Casal Bruciato”, annuncia la prima cittadina.

Apriti cielo! Ma tra le reazioni ce n’è una davvero inaspettata: quella “stizzita” del vice premier e leader dei Cinquestelle Luigi Di Maio, seguita la cronaca del Corriere, “che anziché appoggiare la sindaca grillina — come ha fatto ad esempio il Pd manifestandole solidarietà, a cominciare dal governatore del Lazio e segretario dem Nicola Zingaretti — l’ha aspramente criticata: ‘Prima si aiutano i romani, gli italiani, poi tutti gli altri’. E Salvini si è accodato”. Insomma, Di Maio si è irritato “anche per la tempistica scelta dalla prima cittadina per incontrare gli Omerovic in un giorno particolarmente delicato per il governo”, si legge ancora. E cioè il giorno del giudizio su Siri.

Questa reazione di Di Maio verso la Sindaca Raggi viene sottolineata da Massimo Franco in un passaggio del suo commento sul Corriere della Sera dedicato invece al “caso Siri”, nel giorno in cui i 5Stelle hanno incassato la cacciata del sottosegretario leghista dal governo, con la vittoria della linea sostenuta dal vicepremier Luigi Di Maio: “Eppure, nelle stesse ore Di Maio sciupa in parte il risultato scivolando sul razzismo. Apre una polemica con la «sua» sindaca di Roma, Virginia Raggi, accusata di avere portato la sua solidarietà alla famiglia rom di Casal Bruciato che ha rischiato un linciaggio dell’estrema destra dopo l’assegnazione di un appartamento; e divide il proprio Movimento”.

La stessa reazione del vicepremier pentastellato nei confronti della Sindaca viene annotata anche da Sebastiano Messina su la Repubblica i un commento così titolato: “Una forza da Sindaca”. “È difficile capire – scrive Messina – e sarà ancora più difficile spiegarlo, perché il principale sponsor della sindaca di Roma, il vicepremier Luigi Di Maio, abbia manifestato la sua ‘irritazione’ per la visita di Virginia Raggi alla famiglia rom alla quale una folla imbarbarita voleva impedire di prendere possesso di una casa popolare”. È difficile perché, analizza il giornalista, “quello della sindaca di Roma era davvero un gesto degno della fascia tricolore che indossa, un atto coraggioso finalmente all’altezza della carica che lei ricopre ormai da quasi tre anni, una mossa sorprendente per la donna che finora ha ampiamente deluso le generose aspettative degli elettori romani”.

Per la Repubblica, dunque, bisogna dare atto alla Sindaca Virginia Raggi “di aver preso la decisione giusta, di sicuro quella meno facile. Una decisione limpida. (…)  Eppure, proprio nel giorno in cui persino chi l’ha sempre criticata loda il coraggio civile di Virginia Raggi, Di Maio prende le distanze dalla sua protetta. La lascia sola. Fa sapere di essere ‘irritato’ da quel gesto, perché ‘prima si aiutano i romani, gli italiani, poi tutti gli altri’. Parole che non stonerebbero certo in bocca a Matteo Salvini, ma che risultano stupefacenti se a pronunciarle è l’uomo che si proclama paladino della legalità (e che occupa una delle cariche più importanti della Repubblica)”. Conclusione? “Evidentemente la paura di perdere voti fa perdere anche la testa, se il capo dei cinquestelle arriva a sconfessare una sindaca che ha osato portare a Casal Bruciato — secondo lui alla famiglia sbagliata e nel giorno sbagliato — la bandiera della Legge”.

Per il quotidiano della Capitale, Il Messaggero, “non è tollerabile impedire a un’autorità pubblica, qual è un sindaco, di far rispettare una norma legittima, qual è quella dell’assegnazione delle case ai rom o a qualcun altro. E chi si oppone a questo è condannabile, specie se accompagna i suoi con insulti e volgarità. Il punto, semmai, è che la scelta della Raggi si è rivelata per quello che è: una forzatura mediatica che ha scatenato addirittura la bocciatura da parte di Di Maio”.

“I media continuano a spacciare il tutto come ‘guerra tra poveri’”, scrive Marco Travaglio su Il Fatto. “Ma questa è una guerra fra legalità e sopruso – prosegue –, fra chi rispetta le regole e chi vuole sostituirle con la legge del più forte. E il nuovo prefetto Gerarda Pantalone dovrebbe spiegare perché quei due bimbi coi loro genitori devono vivere questo inferno. Perché il presidio eversivo sotto casa non viene sciolto dalle forze dell’ordine. Perché manipoli di trogloditi senza capelli e senza cervello possono terrorizzare impunemente quei cittadini onesti”. (…) Non in nome dell’antifascismo, ma dello Stato”. Dunque, conclude Travaglio, “la prossima volta, accanto ai rom onesti e alla sindaca che difende i principi di legalità e di umanità contro il sopruso e il razzismo, dovrebbe esserci Di Maio. Anche a costo di perdere qualche voto. La legalità e l’umanità sono molto più importanti di qualsiasi elezione e di qualunque sondaggio”.

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