Maurizio Zamparini, storia di un mangiatore di allenatori

AGI – “È morto un fratello. Per me lui era questo. Maurizio Zamparini mi ha insegnato tanto, noi due eravamo una cosa sola. Dopo la morte del figlio lui si è lasciato andare, piano piano. È stata una perdita troppo dolorosa, lui non ha retto”: lo saluta così Rino Foschi, ex direttore sportivo del Palermo proprio sotto la gestione Zamparini, sottolineando come gli ultimi terribili mesi di vita di Maurizio siano stati segnati anche e soprattutto dalla tragedia della morte (2 ottobre 2021) del figlio più piccolo, Armando, trovato senza vita a Londra all’età di 23 anni a causa di un’ischemia. Il giorno dopo avrebbe dovuto iniziare a lavorare in una grande azienda londinese, ma non rispose neanche al messaggio di ‘in bocca al lupo’ del papà.

Classe 1941, Maurizio Zamparini è stato un imprenditore in vari settori, da quello commerciale e quello immobiliare, ma la sua fama crebbe quando entrò a far parte del mondo del calcio. Il suo primo club, tra il 1986 e il 1987, fu il Pordenone (Serie C2) ceduto poi per acquisire le quote azionarie del Venezia, che nel mese di luglio decise di fondere con il Mestre, altra società appena acquisita.

In quattro anni il Venezia (nei primi due di Serie C2 e C1 conosciuta come VeneziaMestre) conquistò la Serie B e nella stagione 1997-1998 tornò nella massima serie sotto la guida di Walter Novellino, dopo oltre un trentennio dalla precedente apparizione. Nel 2002 poi il Venezia fu costretto nuovamente alla retrocessione e, dopo aver venduto il club lagunare, Zamparini acquistò il Palermo il 21 luglio dello stesso anno, scegliendo come direttore sportivo proprio Rino Foschi. Da quel giorno cambiò la storia del club rosanero, che in pochissimi anni da matricola diventò uno dei più importanti del campionato italiano.

I siciliani in sole due stagioni ritrovarono la Serie A dopo oltre 30 anni di assenza, e nell’anno del ritorno in massima serie, sotto la guida di Francesco Guidolin, si qualificarono per la prima volta nella propria storia in Coppa Uefa, traguardo ottenuto anche nelle due stagioni successive e ritrovato poi nel 2009-2010 con Delio Rossi, quando il torneo aveva da poco cambiato il nome in Europa League.

In due occasioni il Palermo mancò la qualificazione ai preliminari di Champions per soli due punti di distacco dal quarto posto. In quegli anni gloriosi di gestione Zamparini, con il super lavoro del ds Foschi, il club ebbe l’onore e il merito di far spiccare il volo a diversi campioni affermati in tutta Europa: dai vari Luca Toni, Andrea Barzagli, Cristian Zaccardo e Fabio Grosso, campioni del Mondo nel 2006 con l’Italia, ad Edinson Cavani e Paulo Dybala, passando per il ‘Gallo’ Belotti, il ‘flaco’ Pastore, Amauri, Fabrizio Miccoli, Salvatore Sirigu e Josip Ilicic.

Zamparini però passò alla storia anche come un presidente ‘mangia allenatori’: con un carattere impulsivo e imprevedibile, non era certo facile stare al suo fianco, tant’è che in poco più di 30 anni di carriera ingaggiò 66 tecnici per le sue squadre. La stagione più incredibile e falcidiata dagli esoneri fu proprio quella al Palermo nel 2015-2016, in cui la guida tecnica cambiò per ben nove volte, con Beppe Iachini e Davide Ballardini che addirittura furono chiamati entrambi per due volte nel corso della stessa annata.

Un presidente vulcanico ma ingegnoso allo stesso tempo, che prima degli interessi personali fu mosso dalla passione e dall’amore per un calcio che ormai non esiste più. Una carriera da ‘numero uno’ culminata poi con le difficoltà finanziarie che portarono al fallimento del club rosanero, il 18 ottobre del 2019. Una situazione insostenibile che costrinse Maurizio Zamparini a defilarsi e ad abbondare definitivamente il mondo calcistico. 

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