Nel 2050 l’Italia sarà più anziana e spopolata. E potrebbe essere un problema

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L’Italia è sempre meno giovane e sempre meno popolata. Entro 30 anni la situazione peggiorerà. E questo costituirà un grave problema di ordine sociale ed economico.

Il confronto con le ‘sorelle europee’ oggi

Attualmente l‘Italia conta 60 milioni di abitanti, la Francia 65, la Germania 83,5 e l’Inghilterra più di 67.

Lo Stivale ospita una popolazione con un’età media di 45,7 anni. Delle tre sorelle europee solo la Germania fa peggio (45,9 anni). Francia e Inghilterra invece si comportano meglio (rispettivamente 41,5 anni e 40,1 anni).

Il confronto con le ‘sorelle europee’ domani

Nel 2050 i numeri cambieranno, e non di poco. Soprattutto, quelli italiani prenderanno una piega ben diversa rispetto ai dati degli altri tre paesi. Tra 30 anni la popolazione del Belpaese scenderà a quota 54 milioni. Parallelamente, l’età media si alzerà arrivando a 53,6 anni.

E Francia, Germania e Inghilterra? La prima sarà popolata da 67,5 milioni di abitanti con un’età media che si aggirerà intorno ai 46 anni. La seconda sfiorerà gli 80 milioni, di età media di 49 anni. La terza, infine, ospiterà 74 milioni di cittadini, in media di 44,5 anni. Di questo passo, entro la fine del ventunesimo secolo l’Italia avrà perso il 50% della sua popolazione.

La poco felice prospettiva italiana

Sempre più italiani cercano fortuna all’estero. Sempre meno immigrati scelgono l’Italia come loro nuova casa. Sempre meno bambini nascono nel Belpaese. Nel 2018, il tasso di natalità ha qui raggiunto il record minimo di appena 449.000 nascite (il più basso mai registrato dal 1861), come si evince dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat.

A ciò si aggiunge il problema dell’invecchiamento della popolazione. La presenza sempre più ingente di anziani implica una richiesta sempre maggiore di assistenza sanitaria. E questa, a sua volta, richiede sempre maggiori finanziamenti. Conseguenza naturale di questo quadro demografico è una forte stagnazione economica.

Essere madre in Italia non è facile

La natalità in Italia non è una questione di scelta ma di necessità, come riporta anche The Local. Le donne non sono attratte dall’idea di diventare madri perché non si sentono tutelate né supportate. Dinamiche ostili come mancanza di opzioni di assistenza all’infanzia, timore di perdere il proprio impiego, e scarsa  disponibilità di scelta degli alloggi rendono poco appetibile l’idea di avere un bambino.

I giovani lavoratori italiani

Una popolazione in continua diminuzione e sempre più anziana implica un decit della forza lavoro. Chiudono le aziende, e quindi le porte a chi desidera (ri)entrare nel mondo del lavoro. La disoccupazione giovanile in Italia ha toccato a luglio 2019 il 29%. E gli aspiranti lavoratori, che qui faticano a trovare un impiego, cercano fortuna all’estero. Questo fa diminuire ulteriormente la popolazione, e il problema demografico si amplifica.

Il nodo dell’assistenza sanitaria per gli anziani

Una popolazione anziana è una popolazione che ha bisogno di assistenza. Con meno italiani residenti e più emigranti in età lavorativa, circa l’80 per cento degli assistenti sanitari in Italia proviene dall’estero. Tuttavia, immigrare verso il Belpaese non è semplice: tra fine 2018 e inizio 2019 l’Italia ha respinto 24.800 richieste di asilo. Quindi non solo la popolazione del paese diminuirà e invecchierà, ma non sarà neanche in grado di fornire cure adeguate ai suoi anziani.

Una soluzione che arriva dalla Finlandia

Una possibile via per evitare di raggiungere questo traguardo poco rassicurante sarebbe rivedere il concetto di ‘vecchiaia’ . Ovvero ridefinire chi è ‘anziano’ e chi non lo è. In Finlandia, un paese che convive con preoccupazioni simili a quelle dell’Italia in fatto di invecchiamento della popolazione, è in corso un dibattito. Il dilemma è: 65 anni è da considerare un’età molto avanzata?

Alcuni esperti sostengono che al giorno d’oggi la vecchiaia dovrebbe iniziare una volta varcata la soglia degli 80 anni. In questo modo gli under 80 sarebbero ancora in grado di essere parte integrante del mondo del lavoro. E, da lavorativi attivi, lascerebbero all’Italia la possibilità di guardare al futuro con speranza.

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