Trump, Conte e… Turone: le 7 vite del ‘goal’ più contestato della storia del calcio

“Mr president, do you think Turone’s goal was good?”. Sarebbe stato interessante, lo scorso 20 aprile, assistere alla reazione del social media manager del presidente statunitense Donald Trump a questo sibillino commento, spuntato improvvisamente sulla diretta della conferenza stampa sulle misure economiche anti-Covid alla Casa Bianca. Chissà se il collaboratore del presidente, in un impeto di zelo, abbia preso sul serio la domanda e si sia gettato sulla Rete a cercare lumi. Se abbia pensato a un inquietante messaggio in codice o, verosimilmente, derubricato il tutto a semplice ‘trollata’ sempre da mettere in conto in questi casi. Difficilmente lo staff a ‘stelle e strisce’ era cosciente di trovarsi di fronte all’imperiosa e goliardica rinascita di un celeberrimo tormentone del calcio italiano.

Un affaire, quello del goal di Turone, che tra alti e bassi si avvia a tagliare il traguardo dei 40 anni e che è alla base di una delle rivalità più sentite tra tifosi di calcio: quella tra romanisti e juventini. Partiamo dai fatti: il 10 maggio del 1981, a poche giornate dalla fine del campionato, una sorprendente Roma fa visita alla Vecchia Signora al Comunale di Torino per il match che deve decidere lo scudetto. Nel secondo tempo, nella fase decisiva della partita, i giallorossi passano in vantaggio con una rete di Maurizio Turone, che pero’ viene annullata dall’arbitro per presunto off-side, su segnalazione del guardalinee.

Sarà l’episodio decisivo, che consentirà alla Juventus di vincere l’ennesimo scudetto e impedirà alla squadra capitolina di assaporare una gioia estremamente rara nella sua storia. Le polemiche infuriano da subito, coi tifosi romanisti, di cui alcuni eccellenti, che accusano il “Sistema” e la classe arbitrale di aver favorito la Superpotenza del calcio italiano e, di contro, gli juventini (l’avvocato Gianni Agnelli in primis) che accusano la controparte di vittimismo.

Una questione che non potrà mai essere risolta, prigioniera com’è – per definizione – dei partiti presi e dell’integralismo dei fan delle squadre in questione (anche se la dinamica dell’azione e la moviola, per dovere di cronaca, fa propendere per la regolarità del goal) ma che è stata assunta in seguito dai romanisti come “madre di tutte le ingiustizie”. Con un’energia e una costanza tale da prestare il fianco, nel corso degli anni, agli sfotto’ prima degli juventini e quindi dei cugini laziali.

Per elevarsi, infine, grazie a una cospicua dose di autoironia, ad affermazione della propria memoria storica di tifoseria fin troppo avvezza alle delusioni. Ma se lo zelante collaboratore di Trump di cui sopra avesse seguito, qualche giorno prima (per la precisione l’11 aprile) e per qualche strano caso una conferenza stampa del nostro presidente del Consiglio, avrebbe avuto in mano un’importante tessera del mosaico.

Mentre Conte annunciava il prolungamento a maggio della quarantena, un interrogativo bislacco faceva infatti capolino nel sottopancia della diretta Facebook di Palazzo Chigi: “Presidente, riguardo al goal di Turone si sa qualcosa?”, preludio a uno analogo risuonato poi nell’account del leader dell’opposizione. In questo caso, per la verità, di bislacco c’era un po’ tutto: il segretario della Lega Matteo Salvini era in pigiama, intento a chiacchierare coi suoi follower all’una di notte in camera da letto.

Fatto sta che, a un certo punto, uno di questi ultimi ha rotto gli indugi, chiedendo all’ex-ministro dell’Interno di schierarsi: “Matteo, secondo te – ha scritto nel corso della diretta Instagram – il goal di Turone era buono?”. Se l’enigma, come già detto, è destinato a rimanere tale per sempre, alla sua ritrovata giovinezza una risposta e’ possibile darla: l’astinenza da campionato, associata alla frustrazione sociale indotta dal lockdown, può creare strani cortocircuiti. 

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